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Archivio per il Tag »banda ultralarga«

→  marzo 25, 2021


Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione». È Mario Draghi a dirlo, il 17 febbraio, nel discorso in cui chiede la fiducia al Senato. E a quanti credono che il mercato assicuri prosperità ai Paesi e libertà ai loro cittadini si è allargato il cuore: per un governo che «nasce nel solco dell’appartenenza all’Unione Europea», il valutare «con attenzione» può solo voler dire, se non ridurre, almeno non aumentare il «perimetro dei suoi interventi» che già fa dell’Italia un’anomalia in Europa. E invece sull’agenda dell’esecutivo incombono due problemi di tale portata che, se dovessero portare a ulteriori ampliamenti dei perimetro di intervento dello Stato farebbero dell’anomalia un’alterità. Si tratta della rete a banda ultra larga, e delle autostrade. Parafrasando Indro Montanelli, in questo articolo si parla solo del primo.

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→  agosto 23, 2020


Caro Direttore,
che l’on.le Delrio ricordi con nostalgia “le esperienze” fatte durante il governo Renzi con il piano BUL (banda ultra larga) è comprensibile. Del tutto incomprensibile dedurne che “lo Stato debba avere il controllo completo della rete”: il piano BUL diceva infatti il contrario.

Diceva che lo Stato destina risorse economiche in zone a fallimento di mercato, poi identificate in aree disseminate in oltre 7000 Comuni, svincolandole dalla rete di TIM, ritenendo di usare i cavidotti Enel. C’è chi dice che i tre bandi di gara che seguirono fossero pensati per Enel-Open Fiber, che effettivamente li vinse. Numerosi gruppi privati espressero interesse e, se avessero vinto, ora ci troveremmo di fronte a una serie di reti private. Evidentemente la rete unica non era nei piani.

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→  maggio 14, 2019


Quando vincono le priorità della politica

Non aver mantenuto sotto controllo pubblico la rete delle telecomunicazioni è l’argomento principe di coloro che considerano la privatizzazione di Stet (Società finanziaria telefonica s.p.a) un grave errore. Non si è persa nessuna occasione per cercare di porvi rimedio: prima, quella di vendere la rete per ridurre il debito, col piano Rovati; poi, quella di completare una società delle reti, mettendola insieme a Terna e Snam; infine, quella di colmare un ritardo del nostro paese nel dotarsi di una rete a banda ultralarga. L’Europa aveva fatto della connessione veloce a Internet una priorità, ponendo un duplice obbiettivo entro il 2020: dare al 100 per cento della popolazione connessione a 30Mbps e avere il 50 per cento popolazione attivamente connessa a 100Mbps. Una lettura drammatizzata della situazione italiana offre all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi la possibilità di dimostrare che lui risolve problemi che altri hanno lasciato trascinarsi: dopo l’Ilva, in stallo con l’Europa la partita banche, è la volta della banda larga. Inizia così una vicenda controversa: ora che se ne delinea il possibile esito, conviene ripercorrerne le tappe e valutarne i risultati.

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