Social card ai poveri: e "quel tacer pudico"?

dicembre 10, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

È edificante, in una rubrica intitolata ai “peccati capitali”, poter parlare di una “virtù teologale”, la carità. L’occasione la dà un’altra idea uscita dalla testa di Minerva, alias il Ministro Tremonti: la social card per un milione e passa di cittadini poveri. All’inizio la sua idea era più protorivoluzionaria che paleocristiana, voleva finanziarla alla Robin Hood. Ma non era neppure riuscito a scrivere il regolamento, e già le banche, a cui voleva levare i soldi per aiutare i poveri, hanno loro bisogno del suo aiuto; e che fare con i petrolieri, che egli voleva tosare quando il barile era a 150$, ora che viaggia sui 50?

La crisi ha fatto rientrare il progetto nell’ortodossia: a finanziare l’opera buona saranno donazioni “spontanee” delle aziende controllate dal Tesoro. La sinistra spara contro: 40 € al mese sono una miseria, la carta della povertà é umiliante, e poi la carità gli fa schifo. I liberisti invece badano al sodo: a chi andranno i soldi? La verifica dei requisiti degli aventi diritto, tra incrocio dei dati e sanzioni (fino a 25.822€!) occupa due colonne sul Sole. I soldi si potranno spendere usando una carta precaricata, su circuito Mastercard, rilasciata dalle Poste , in esercizi convenzionati per acquistare beni predefiniti. Chi pagherà il costo di milioni di transazioni di minimo importo?

Non era più semplice incaricare i sindaci di selezionare i “poveri”, e dargli 4 biglietti da 10€? Ma si sarebbe perso l’impatto mediatico per il Governo, che, donando, educa i poveri all’uso dei soldi di plastica, come fanno i ricchi. Viene in mente uno che, quanto a “Dio, Patria e famiglia”, ha da insegnare a tutti: se fate la carità “date con volto amico/con quel tacer pudico/che accetto il don ti fa”.

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