Senza Londra è un’Europa indesiderabile

novembre 30, 2005


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

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Rilancio della UE

Un’Europa senza Regno Unito non esiste, oggi. Perché l’Europa esca dalle “crisi che si aggravano giorno dopo giorno”, ci vogliono, per Ernesto Galli della Loggia (Corriere del 28 Novembre) progetti audaci al punto da “sfidare il buonsenso”; per concepirli ci vuole una “avanguardia per l’Europa” formata da paesi fondatori e “ovviamente” facenti parte dell’euro: dunque senza la Gran Bretagna. Sostengo che questa esclusione non solo è sbagliata in sé, ma manda fuori bersaglio i progetti di cui l’audacia dovrebbe essere il propellente.

Un’Europa senza Regno Unito è più che impossibile, è indesiderabile: sarebbe un’Europa che si chiude sulla propria malattia e lascia fuori la salute, che si fissa sui propri problemi e non gira lo sguardo per cercare la soluzione. E’ Galli della Loggia stesso a riconoscerlo: “il tanto discusso asse franco-tedesco [ …] viene a far parte del repertorio del passato”, con “la fine del cancellierato di Schroeder” e lo “spappolamento” della presidenza Chirac si è chiusa un’epoca. Ci si chiede: chi farà iniziare la nuova? E poi: escludere il Regno Unito perché non fa parte dell’euro? L’euro sì è stata una un’operazione di straordinaria audacia intellettuale: la moneta perfetta, emessa dalla banca più indipendente del mondo, una banca senza uno Stato. Ma ciò che la regge e le dà forza è un patto, un patto tra Stati.
Anche l’euro nasce nel solco del cleavage tra intergovernativi e federalisti. Questo è costitutivo dell’Europa, é presente tra i cittadini e tra i loro leader politici, corrisponde al trade-off tra i vantaggi delle economie di scala e il costo di perdere le eterogeneità delle preferenze. Negandolo, l’Europa si fa lontana, astratta: come si è visto, finisce rifiutata. L’integrazione non è un bene in sé, valido a prescindere da che cosa si integra, e da che cosa si lascia fuori: sul piano dei patrimoni di idee ( la Scozia fa parte del Regni Unito, tanto per dirne una), e dei fatti (la rinascita della produzione inglese di auto dalla morte delle sue aziende, tanto per fare un esempio).

Negli ultimi anni si è approfondito un altro cleavage, sovrapposto a quello costitutivo: quello tra un’Europa dirigista e protezionista che favorisce una politica estera fuori dalla Nato e con tendenza anti-americana, e un’Europa liberista, con una politica estera nell’ambito del ruolo tradizionale dell’Alleanza Atlantica. Scrivono Alesina e Giavazzi: “ un’Europa non liberista con mercati domestici protetti dalla globalizzazione non ha senso, e una politica estera Europea è irraggiungibile. L’Europa ha solo una strada davanti a sé: un approccio più liberista basata su un mercato comune competitivo, e sulle istituzioni necessarie a mantenere questi liberi mercati”.
Questa sì che è audacia, altro che “buon senso che uccide”! Galli Della Loggia vorrebbe che i cittadini europei potessero eleggere anche i parlamenti degli altri Paesi: ma sarebbe “audacia” proporre ai cittadini francesi di accettare come elettori i polacchi che rifiutano come idraulici? “Audacia” l’esigere un comandante in capo di tutte le forze militari, quando gli europei rifiutano i poteri al generale Bolkenstein? “Audacia” eleggere direttamente un Presidente dell’Unione ( della Commissione? del Consiglio? del Parlamento?), con “poteri simbolici”, ma “immediatamente” punto di riferimento per la vita politica interna dei vari Stati?

Se è buonsenso cogliere le economie di scala e valorizzare le eterogeneità, viva il buonsenso: e allora viva anche l’audacia vera, quella di innalzare, a partire da questa base, le costruzioni di cui ha bisogno l’Europa. Le raggruppo anch’io, per non essere da meno, sotto 5 titoli. Liberalizzazione dei mercati dei prodotti e dei servizi; liberalizzazione del mercato del lavoro; politiche dell’immigrazione; Università e ricerca; politica di bilancio. Ogni titolo è come una scatola, ne contiene altre: ad esempi, nella prima troviamo un’Autorità Europea sui servizi finanziari, piani regolatori per poter costruire grandi centri di distribuzione, liberalizzazione delle professioni, proprietà e controllo delle grandi reti nazionali ed europee, concorrenza tra utilities.

Rifiutandone uno dei due versanti che ne sono parte costitutiva, il progetto europeo diventa astratto, ideologici gli obbiettivi che dovrebbero realizzarlo. E l’audacia si disvela come pura “voglia di slanciarsi”.

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