Rodaggio lungo per l’Authority di Cheli

gennaio 14, 1999


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Le modifiche che TIM e Omnitel avevano voluto apportare alle tariffe per chiamate da rete fissa a reti mobili, e le vivacissime polemiche cui hanno dato origine, sollevano questioni che toccano tre aspetti.

1. Di concorrenza: i due operatori hanno colluso per formare un cartello?
2. Di mercato: globalmente si trattava di un aumento o di una riduzione di prezzo? come toccava le varie categorie di utenti?
3. Di regolazione: che rilievi si possono fare sulle varie autorità coinvolte – delle Comunicazioni, Antitrust, Ministero- e sugli strumenti legislativi?

La concessione GSM oggi in vigore attribuisce all’operatore mobile la titolarità del costo della chiamata fisso-mobile; il gestore della rete fissa fattura e incassa dal proprio cliente, e trattiene per sé 200 Lire. L’Autorità per le Comunicazioni il 22 Dicembre ha deciso che questo sistema debba cambiare, la titolarità della tariffa passerà al gestore della rete fissa: così avviene all’estero, così prevedono le direttive comunitarie, così è logico che sia. Infatti la possibilità di mettersi in contatto con chi ha un telefono mobile è un servizio che l’operatore della rete fissa fornisce ai propri clienti, e lo fornisce ad un prezzo che è la somma di quello che lui stesso richiede per inoltrare la chiamata più quello che l’operatore mobile chiede per terminare il collegamento.
Diversa la titolarità di chi fissa le tariffe, identico il risultato: in ciascun paese europeo i prezzi al cliente per la comunicazione fisso-mobile sono uguali per le varie reti mobili in concorrenza tra loro (fanno eccezione i nuovi DCS 1800, che hanno tariffe più alte in Germania e più basse in Francia). La telefonia cellulare c’è da 10 anni, e nessuna autorità antitrust né nazionale né europea ha indotto comportamenti collusivi dall’identità delle tariffe.
Anche se sempre e ovunque gli operatori mobili hanno praticato tariffe identiche, non sarebbe meglio cambiare? Un’esauriente disamina del tema si trova in un documento di OFTEL, l’analogo inglese della nostra Autorità per le Comunicazioni, emesso a conclusione di un’indagine durata due anni al fine di individuare il corretto livello tariffario per le chiamate fisso-mobile (il testo completo si trova in http://www.oftel.uk.com/pricing/
mmc0598.htm). “OFTEL” si legge, “considera che i prezzi di vendita di British Telecom per chiamate verso un telefono mobile devono essere gli stessi per chiamate a qualsiasi rete radiomobile”. In questo modo, infatti, non si pongono ostacoli tariffari alla portabilità del numero – potere cambiare rete mobile senza dover cambiare il proprio numero – cosa che in Inghilterra è possibile dall’inizio dell’anno e che prima o poi lo dovrà essere anche da noi.
Ma la ragione fondamentale è che chi chiama da una rete fissa non ha nessuna influenza sulla scelta di rete fatta da colui che viene chiamato, e non deve essere costretto a riconoscere dal numero chiamato a quale rete mobile verrà connesso. Ogni operatore di rete – nota Oftel – ha una ineliminabile posizione di monopolio: lui solo può consentire la terminazione della chiamata sulla propria rete. Per l’operatore del mobile i clienti sono quelli che hanno il telefonino, la competizione concorrenziale è per conquistare loro; non ha invece nessun interesse a ridurre i prezzi a vantaggio di un utente che non è suo cliente. Ecco perché non ha senso cambiare rispetto al regime di tariffe unificate: la concorrenza nelle tariffe fisso- mobile non c’è perché non ci può essere. Ma questo comporta una conseguenza importantissima: se la riduzione dei prezzi non può essere affidata ai meccanismi concorrenziali, allora si legittima l’intervento regolatorio.
E Oftel ha trasmesso i risultati delle proprie analisi tecniche alla Merger and Monopolies Commission per un parere prima di renderli esecutivi.
La titolarità dei gestori GSM italiani sulle tariffe fisso-mobile ha esaltato un fenomeno comune a tutto il GSM europeo: il telefono fisso ha finanziato la costruzione delle reti mobili, cioè dell’alternativa al proprio monopolio. Invece in America, dove esistono infrastrutture in concorrenza, si è scelto di far pagare al chiamato parte del costo da fisso a mobile: il risultato è una minore diffusione dei telefonini.
Con la scelta europea è migliorata, grazie al maggior volume di traffico, la saturazione della rete fissa; si è ridimensionato il costo per il servizio universale; ma soprattutto si è radicata la telefonia mobile. Essa, come scrive Peter Martin sul Financial Times del 12 –I, non è un sostituto, ma il vero futuro delle telecomunicazioni.

E veniamo adesso alla seconda questione, le modifiche tariffarie: era un aumento o una riduzione di prezzo? Tutti i dati pubblicati (percentuali di aumento, numero globale dei telefonini family) sono inutilizzabili: senza sapere quante chiamate si fanno nelle quattro categorie principali ( family e business, giorno e notte) a quella basilare domanda non si può rispondere; men che mai si può congetturare quanto è riequilibrio tra giorno e notte all’interno del family, e quanto spostamento di costi tra family e business.
Omnitel dichiara che la manovra comporta una riduzione globale di 80 Mld l’anno a volume costante. Non è detto che la stessa cosa valga per TIM, potrebbe avere clienti con profili di consumo diversi. Riduzione deve averla giudicata Wind, se è vero che è stata lei a suscitare la polemica. L’Autorità non avrebbe potuto fare una propria stima? Di fronte ad un episodio che tanto ne danneggia l’immagine, Tim e soprattutto Omnitel non avrebbero fatto meglio a rendere pubblici anche dati aziendali riservati? Omnitel e’ così sicura che Telecom Italia, che ovviamente ne dispone, li tenga segreti anche verso il concorrente TIM?
Restringere la forbice tra le tariffe è in generale un fatto positivo, riduce le distorsioni sul mercato; é ben curioso che da un lato ci si opponga ad una manovra che avvicina i prezzi ai costi, dall’altro si lamenti che le tariffe sono troppo superiori ai costi. In confronto con gli altri paesi, con le nuove tariffe entrambi i due costi “estremi” ( 3 minuti business diurno e 3 minuti family notturno) sarebbero in Italia inferiori a – nell’ordine – Svizzera, Francia, Inghilterra, e Germania, e superiori solo alla Spagna.
E infine: le questioni relative a regolatori e regolamenti. Con la legge 249 molte competenze sono state trasferite dal Ministero delle Poste all’Autorità delle Comunicazioni. E’ per questa ragione che TIM e Omnitel hanno notificato l’Autorità delle modifiche tariffarie.
Oftel, applicando il principio dell’orientamento delle tariffe anche agli operatori mobili, ha fissato per il 1998-99 la tariffa media per inoltrare la chiamata da fisso verso mobile in 3,39 pence al minuto ( riduzione del 41%), e quella per terminarla sulla rete mobile in 11,7 pence al minuto (riduzione del 21%), e ha applicato il principio del price-cap.
Già dover esplicitare la tariffa di terminazione per chiamate provenienti da altre reti avrà serie conseguenze per gli operatori mobili: pur tenendo conto dei costi di bollettazione, non potranno chiedere per la terminazione della chiamata da fisso a mobile un prezzo molto superiore a quello per la terminazione della chiamata che si origina dal mobile.
Infine c’è la questione delle eventuali differenze tra le tariffe interne a una rete e per quelle tra reti diverse: se si diffondessero oltre le modeste applicazioni attuali ( tipo Timclub o You & me) la cosa potrebbe essere un ostacolo alla crescita degli utenti del terzo e quarto gestore.
Riassumendo: la questione dell’oligopolio appare infondata; la modifica delle tariffe dovrebbe aver comportato una riduzione globale di costi che Omnitel dichiara di 80 miliardi per i suoi utenti, ma manchiamo di ogni possibilità di analisi; l’Autorità ha evidenziato problemi di rodaggio nella crescita delle competenze e nell’adeguamento degli strumenti regolamentari. L’Autorità dovrà gestire il raccordo tra i prezzi attuali e i costi incrementali di lungo periodo: dovrà farlo con gradualità, indipendenza, responsabilità. In Inghilterra la telefonia mobile è nata un paio d’anni prima che da noi, Oftel ha dieci anni di esperienza e non è distratta da questioni televisive: ci ha messo due anni per determinare le nuove tariffe. Con accanite discussioni, ma senza polemiche.

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