Quella promessa non mantenuta di Silvio Berlusconi

giugno 28, 2003


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

corrieredellasera_logo Caro Mieli,

non credo che si troverà soluzione al conflitto di interessi di Berlusconi. Nessuna autorità indipendente riuscirà a evitare che giornalisti e clienti abbiano chiaro chi detiene la “mera proprietà”, e si orientino di conseguenza. Neppure la vendita effettuata da chi è in conflitto di interessi ne sarebbe immune.

E’ inestricabile l’intreccio tra i percorsi industriale e politico di Berlusconi, e le vicende degli ultimi 20 anni. Vano cercare di risolvere il conflitto: bisogna confliggere con gli interessi, fare concorrenza. Concorrenza si fa con le imprese, non con le frequenze; con le imprese che ci sono, non con quelle che si vorrebbero: la RAI non diventa la BBC per decreto. Quali imprese reali esistono in Italia nei media? RAI, più un gruppetto di imprese dotate di mezzi e competenze. Non si monta una concorrenza a Mediaset senza una RAI privata: ma questo non lo vuole nessuno, nemmeno chi grida al “pericolo democratico” e chiede a Ciampi di intervenire. Proporranno un’autorità che garantisca contro il conflitto di interessi, un’altra che garantisca la neutralità della RAI: autorità indipendenti, in realtà poteri “terzi”, di cui nessuno avrebbe responsabilità politica. La nuova Costituzione offre agli europei un mercato dove la concorrenza è libera. Ma da noi, la concorrenza, chi continua a sottoporla ai propri interessi, chi vorrebbe sostituirla con la (propria) virtù. In mezzo, il “baratro” di cui lei parlava pochi giorni fa.

Risponde Paolo Mieli

Caro Debenedetti, lei, pur essendo un parlamentare dell’opposizione, ha il merito di disdegnare i toni della propaganda e di ragionare come una persona che vorrebbe veder risolto un problema (in questo caso il conflitto di interessi per ciò che attiene le tv).
Allo stesso modo del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, Claudio Petruccioli, anch’egli diessino, che nei giorni scorsi ha dismesso i panni – peraltro da lui scarsamente indossati – dell’irriducibile e ha avanzato un’intelligente, saggia proposta per venire a capo del rebus televisivo. Ma, a parte qualche eccezione, né la destra ha orecchie per ascoltarvi, né la sinistra si mostra disposta a seguirvi per le praticabili vie che voi indicate. Bisogna insistere, certo. Ma nel frattempo?
Nel frattempo c’è da ricordare a Silvio Berlusconi, con insistenza, che lui si era impegnato a legiferare sul conflitto di interessi nei primi cento giorni del suo governo e adesso che di giorni ne sono trascorsi oltre settecento, quella promessa deve mantenerla. Qualcuno ha detto: meglio nessuna legge di una legge mediocre quali quelle che si sono profilate. Non sono d’accordo. Ho scritto più volte che, fosse per me, obbligherei Berlusconi (certo, con modalità non vessatorie) a disfarsi del suo patrimonio.
Ma ritengo che qualsiasi altra legge atta ad imporgli dei limiti – a lui come a chiunque altro si trovasse in condizioni analoghe – costituirebbe un passo nella giusta direzione.
Quanto alla Rai, concordo con quel che lei scrive: si dovrebbero vendere ai privati prima e seconda rete. Ma non mi illudo che il mercato possa poi, da sé, sciogliere il nodo del megaconflitto.
E ora che Berlusconi si è temporaneamente liberato con un oplà delle sue pendenze giudiziarie quel megaconflitto è davvero intollerabile. Stiamo dunque nei tempi indicati dalla Corte costituzionale e vediamo di non ritrovarci a fine anno a dover contare altri centocinquanta giorni di promesse non mantenute da parte del presidente del Consiglio.

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