Privatizzare allo sportello

maggio 1, 1997


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Se si lamenta che in Italia poche siano le aziende attive in settori tecnologicamente avanzati e’ anche perche’ la presenza di un’azienda di stato, in settori dove forte e’ la domanda pubblica, ha sottratto spazio all’iniziativa privata

Un anno e mezzo fa, Finmeccanica acquistava, per mille miliardi la Hartmann&Braun. “Agli investitori deve sembrare alquanto contraddittorio da un lato apprendere dal Ministro Clo’ che se l’Iri non vende e riduce l’indebitamento deve portare i libri in Tribunale, dall’altro vedere che un’azienda controllata dallo stesso IRI procede autonomamente ad acquisizioni ed espansioni”: commentai allora (La Stampa del 4.11. 95), guadagnandomi una risentita reazione personale dello stesso Fabiani.

Fabiani imbocco’ la strada di mantenere Finmeccanica come conglomerata: aveva solo ora incominciato a prepararsi, stava pulendo i bilanci e ristrutturando il debito; qualcosa avrebbe dovuto vendere, la prospettiva di mantenere unita la conglomerata non aveva trovato fino a qualche giorno fa nessun segno contrario da parte IRI. Sembrerebbe dunque doversi concludere che nella vicenda di questi giorni Fabiani ha piu’ ragioni che torti, e il contrario per l’IRI. In realta’ a dare questa impressione e’ solo l’inspiegabile silenzio, da due anni, di IRI e Governo, su cio’ che e’ all’origine del problema.
C’e’ un inevitabile conflitto di interessi tra l’azionista Tesoro ed i capi delle grandi aziende privatizzande, che emerge ancor piu’ quando i capi azienda sono personalita’ di indubbio valore: e’ scoppiato con Fabiani, si avverte sottotraccia con Franco Tato’, potrebbe verificarsi fin nella Stet di Guido Rossi.
L’interesse del paese nel privatizzare non dovrebbe essere solo vendere al meglio, ma soprattutto liberalizzare i mercati, rafforzare il mercato mobiliare, dar luogo ad assetti proprietari iniziali che mettano in gioco energie imprenditoriali private evitando eccessive concentrazioni di potere economico.
Finmeccanica e’ un caso da manuale: se si lamenta che in Italia poche siano le aziende attive in settori tecnologicamente avanzati e’ anche perche’ la presenza di un’azienda di stato, in settori dove forte e’ la domanda pubblica, ha sottratto spazio all’iniziativa privata. Invece il capo azienda mira solo al rafforzamento dell’impresa che gli e’affidata: cerchera’ quindi di opporsi alla riduzione del potere di monopolio di cui gode, alla nascita di concorrenti, alla liberalizzazione; o magari, come sta accadendo in Enel e Stet, si scoprira’ una novella vocazione a conquistarsi nuovi mercati, a diversificare in nuove aree di business.
Fabiani si e’ comportato da capo-azienda; il Governo fino a ieri non ha dato nessuna indicazione strategica. Neppure oggi l’ha fatto in modo chiaro, tanto è vero che il Tesoro ha chiesto all’IRI di respingere le dimissioni, accreditando la voce secondo cui Draghi era all’oscuro della nota IRI che ha causato le dimissioni di Fabiani. Ecco perche’ piu’ che tra una ragione e un torto, la questione IRI-Fabiani e’ tra torti relativi. Ora si è imboccata la strada del break up e se c’è un’azienda in cui questa strada unisce i vantaggi dell’efficienza gestionale con quello di maggiori incassi quando si venderà, è proprio Finmeccanica. Sarebbe grave se il governo facesse marcia indietro.
Quanto all’IRI, Prodi notoriamente ne difende la sopravvivenza, e Fabiani ha accusato l’IRI di avere agito proprio per garantirsela. Si legge dunque con qualche sorpresa la difesa che Scalfari fa di Fabiani (Repubblica dell’Aprile 1997), di essere stato sacrificato perche’ “non disponibile al servizio dei partiti”. Quali partiti? Forse il “partito” del Presidente del Consiglio? Fabiani e’ stato, nel panorama delle PPSS, uno dei manager migliori; dimettersi per contrasti strategici e’ atto di coerenza che merita rispetto; puo’ persin darsi che la sua uscita rallenti oggi un processo che egli certo non aveva finora favorito. Ma manifestare solidarieta’ significa solo auspicare il mantenimento in vita delle conglomerate pubbliche.

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