Polanski e la Svizzera

ottobre 1, 2009


Pubblicato In: Giornali, Il Riformista

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Se la Svizzera cessa di essere “terra d’asilo”

Caro direttore,
nella vicenda Polanski, ci su cui ci si divide è scegli debba pagare per il suo delitto, o se invece, vuoi per il tempo trascorso, vuoi per i suoi meriti artistici, gli debbano essere risparmiati processo e possibile pena.

Ma così non si coglie il punto, che non riguarda né la morale né l’estetica, mai! diritto, l’applicazione degli accordi internazionali in materia di estradizione. Quasi tutti i Paesi hanno accordi bilaterali in materia, certamente inghilterra e Francia, evidentemente la Svizzera.

Polanski vive da trent’anni in Europa, ha cittadinanza francese, ha una casa in Svizzera.

Perché in trent’anni nessuno di questi Paesi ha attivato la procedura di estradizione? Nessuno li accuserà di essere permissivi sui delitti di cui è accusato Polanski, e di chiudere un occhio su chi li compie. E allora: che cosa è capitato per far cambiare atteggiamento alla Confederazione?

C’è stato un altro cambiamento avvenuto in Svizzera. Un cambiamento rivoluzionario, che ha sostanzialmente modificato la Costituzione, con la pratica abolizione del segreto bancario. Con l’Ubs in ginocchio per la crisi finanziaria, di fronte alla minaccia di bandire la banca dal mercato statunitense, di danneggiare la piazza finanziaria di Zurigo, gli svizzeri hanno piegato la testa e hanno accettato di aprire i conti intestati a un cospicuo numero di cittadini americani. Gli svizzeri negano di avere subito pressi ni nel caso Polanski, ma non pare azzardato pensare che la paura a Berna induce automatismi pavloviani. Due inversioni di rotta repentine, entrambi aventi per controparte la giustizia Usa, nello spazio di poche settimane: è evidente il filo rosso tra l’eliminazione dei paradisi fiscali a quella di enclave garantiste. E questa, dato che i perdonisti stanno soprattutto nell’élite degli intellettuali di sinistra, è già una constatazione interessante.

La guerra ai paradisi fiscali non è solo per stanare evasori e bloccare il nci9laggio: l’obbiettivo a lungo – anche da noi esplicitamente e autorevolmente affermato – sono sistemi fiscali uniformi, l’eliminazione della concorrenza fiscale tra Paesi, ultimo impedimento a far crescere il prelievo a piacere (dei governi).

Aderire a una richiesta di estradizione va, in un campo diverso, nella stessa direzione: anche i sistemi giudiziari non sono uniformi. La Francia non ha estradato cittadini italiani condannati per reati comuni, ritenendoli associati a motivi politici: giudicando che il principio di libertà sia talmente fondante per l’identità francese, da non poter tollerare neppure il rischio di una scalfittura. L’italia nega l’estradizione per imputati che rischiano nel loro Paese la pena di morte (Polanski in Usa rischia 50 anni, da noi massimo 14 e dopo 10 la prescrizione): il Paese di Beccana e Verri non pu lavarsi le mani di ci che succede dopo. Troviamo assurdo che in Usa si possano acquistare armi da guerra sulinternet, ci lascia perplesso un sistema giudiziario che tiene in carcere l’i per cento della popolazione.

Il fatto è che l’identità nazionale è un sistema complesso di tradizioni, cultura, istituzioni, di rapporto tra le persone e con lo Stato, di cui i sistemi giuridico e fiscale sono i pilastri fondamentali. In Svizzera, in poche settimane, entrambi hanno subito una scossa violenta. Ci sono stati tempi in cui è stato di vitale importanza sapere che si poteva avere fiducia in Svizzera terra d’asilo , per le famiglie e per i loro patrimoni. Questa fiducia è anch’essa un patrimonio, risultato di comportamenti tenuti da generazioni di cittadini. Sembra che si dimentichi troppo in fretta che inferno pu essere il mondo. Sapere che non esiste pi nessun rifugio non èun pensiero rassicurante. Nella vicenda Polanski sono in gioco valori pi importanti di quelli che riguardano i peccati dell’uomo e i meriti del regista. Sono valori che riguardano tutti noi.

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di Sergio Romano – Il Corriere Della Sera, 19 ottobre 2009

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