Perchè la stampa non morirà mai

novembre 16, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

“Think before printing” è la scritta che compare su molte mail, condivisibile invito a risparmiare alberi. Ma quella di avere un pezzo di carta da leggere e magari da archiviare, è solo il residuato di altri tempi, un’abitudine destinata a soccombere di fronte alla comodità di scrivere, trasmettere, leggere, archiviare, ricercare documenti elettronici?

Per certi aspetti, la stampa è imbattibile: libri e giornali si leggono senza bisogno di connessioni o timori che la batteria ci pianti, si mettono in tasca, le loro pagine possono essere sottolineate, annotate, piegate, strappate, accostate. Resistono agli urti, all’acqua e al caldo, sono molto più robusti dei file. L’idea che la registrazione elettronica sia “eterna” è un mito del tutto senza fondamento: i computer di oggi non leggono più i floppy disc di dieci anni fa, una raccolta di documenti sulla vita dei ragazzi inglesi registrata nel 1986 dalla BBC è inutilizzabile perché non esistono più le macchine che leggano i dischi laser su cui era stata incisa. Affidiamo i nostri documenti alla rete, in realtà li affidiamo ad archivi elettronici di aziende che possono cambiare politiche aziendali, passare di mano, anche fallire. Un libro del 1200 l’ho potuto avere in mano, e riuscivo a leggerne i caratteri senza difficoltà.

Il libro è il prodotto di successo di un’evoluzione millenaria: si è adattato perfettamente al modo con cui comprendiamo memorizziamo comunichiamo le informazioni. Probabilmente il leggere sulla carta attiva processi cognitivi diversi dal leggere sullo schermo. “Think before printing” va sempre bene per gli alberi: ma per noi serve il “print for thinking”.

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