→ agosto 17, 2017

“Il pagamento elettronico è l’unico strumemto per combattere l’evasione degli esercenti”, sostiene il giornalista televisivo. “Lo Stato non deve intervenire sul modo in cui i negozi conducono i propri affari: saranno i clienti a scegliere”, ribatte l’imprenditore ed economista.
Qualche giorno fa mi trovavo a Salisburgo e mi sono seduto al famoso Caffè Tomaselli. Al momento di pagare il conto mi hanno rivelato che non accettavano la carta di credito. Nonostante avessi con me i contanti, ho protestato e annunciato che avevano appena perso un cliente. Per me solo in questo devono consistere le “sanzioni”: nella scelta dell’avventore di non frequentare più un certo esercizio. Lo Stato non deve intervenire sul sistema con cui un commerciante conduce i suoi affari.
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→ agosto 9, 2017

Certo, non c’è il due senza il tre. Certo, omne trinum est perfectum. Ma la Santissima Trinità delle reti proprio no. Più che una bestemmia, è un’eresia: la rete telefonica non potrà mai “procedere” da quella elettrica e del gas, per la sostanziale natura che da quelle la differenzia. Infatti, mentre l’energia elettrica è prodotta in centrali, il gas viene estratto da pozzi, e l’una e l’altro trasportati agli utilizzatori finali, in una rete telefonica i prodotti – voce e dati –sono creati dai clienti che se li scambiano tra loro. La rete fisica – rame, cavo, fibra, ponti radio, centraline- è una cosa distinta dalla rete logica che, tramite calcolatori e programmi software, assicura che la comunicazione sia spacchettata all’origine, convogliata e reimpacchettata a destinazione senza errori.
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→ agosto 9, 2017

IL DIBATTITO SULLE FONDAZIONI INDUSTRIALI. L’IDEA LANCIATA DA ANDREA GOLDSTEIN.
Le norme potrebbero rendere impossibili gli obiettivi ritenuti più vantaggiosi per l’azienda.
Un mercato degli assetti proprietari “vibrante” è indispensabile affinché i manager diano il massimo, e così le imprese. Lo ammette anche Andrea Goldstein, nello stesso articolo in cui apre un dibattito sull’eventualità di ricorrere alle Fondazioni Industriali per “affrontare alla radice le criticità del capitalismo italiano”. Però, poche righe dopo, spiega che il loro merito sarebbe “garantire la stabilità delle proprietà e del controllo”. Delle due l’una: per crescere, serve una maggiore contendibilità delle imprese o una maggiore stabilità?
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→ agosto 1, 2017

Everybody lies.
Big Data, New Data, and What the Internet Can Tell Us About Who We Really Are.
di Seth Stephens-Davidowiz
HarperCollins, 2017
352 pagine
“Non è che Internet ci fa vivere in una bolla cognitiva, con pareti sempre meno porose alle influenze esterne, dove diventiamo sempre più chiusi sulle nostre idee?” In modo dubitativo, me lo sentii chiedere da uno studente, alla fine di una lezione nell’àmbito del programma dell’Istituto Bruno Leoni per le scuole. In modo assertivo, è quello che sostiene Salvatore Bragantini sul Corriere della Sera del 30 Luglio: per lui “Internet mette a rischio la nostra democrazia”. Dubbio o una certezza che sia, il modo per verificare se hanno qualche fondamento nei fatti, era finora l’indagine demoscopica: si seleziona un gruppo di persone in modo che formino plausibilmente un campione della società che si vuole analizzare, gli si fanno delle domande e se ne studiano le risposte. Il metodo è costoso, tanto più quanto più cerca di essere preciso, e soprattutto è esposto a un rischio inevitabile e non misurabile: ciò che l’interrogato risponde (ad esempio sulle proprie intenzioni di voto), è altro da ciò pensa, e questo da ciò che realmente farebbe. Perché mentiamo tutti, mentiamo agli altri perché mentiamo a noi stessi. “Everybody lies” è il titolo del libro di Seth Stephens-Davidowiz, 300 pagine di esempi di come l’analisi dei dati, una disciplina che richiede solide competenze statistiche e matematiche unite a intelligenza sociologica, consenta di rispondere a questo genere di domande: risposte quantitative, mirate per categorie di persone (età, sesso, luogo, religione, educazione), e scevre dal rischio della menzogna. Quando, protetti dall’anonimato della ricerca su un motore di ricerca, invece di rispondere a domande di altri, cerchiamo risposta a domande nostre, noi lasciamo tracce di desideri e di preoccupazioni, di associazioni di idee e di istinti. Big Data è il siero della verità, a volte rivela verità di cui neppure siamo coscienti.
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→ luglio 30, 2017

Intervista di Filippo Santelli
«La società unica delle reti mi sembra un puro “wishful thinking” da parte del governo». Franco Debenedetti, ex manager di Olivetti e per tre volte senatore, tra Pds e Ulivo, definisce una beata illusione l’ipotesi avanzata da Palazzo Chigi, per bocca del sottosegretario Giacomelli, di far confluire in un unico soggetto le infrastrutture di rete di Telecom e Open Fiber. «Sarebbe un male per Il Paese perche ci riporterebbe allo Stato padrone.”
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→ luglio 28, 2017

Al direttore.
Quelli che ancora oggi lamentano che, quando si è privatizzata Telecom, non lo si sia fatto mantenendo la rete di proprietà pubblica, si sono mai figurati come si sarebbe dovuto fare? Stet avrebbe dovuto preparare societariamente gestione tecnica e gestione commerciale. Stet.Tecnica avrebbe gestito tutto quello che attiene la connessione degli utenti, Stet-Commerciale si sarebbe occupata di pubblicità, contratti, fatturazione, incasso, e un contratto avrebbe stabilito quanto le sarebbe stato riconosciuto per questi servizi, come percentuale del ricavo da clienti.
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