Neutrali senza coraggio

marzo 21, 2003


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

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Iraq, guerra e pace

Alla vigilia dell’inizio delle operazioni militari in Irak, dopo mesi di discussioni, dopo centinaia di manifestazioni, il dibattito in Parlamento fotografa un paese dove maggioranza e opposizione, violentemente contrapposte nell’analisi del passato, concordano in modo quasi imbarazzante sulle decisioni da prendere quanto all’uso delle basi militari. Ma entrambe senza un’idea di politica estera.

In Inghilterra Tony Blair, per fare recedere l’amministrazione Bush dal suo unilateralismo, per convincerla a sottostare ad una prima risoluzione dell’ONU, ed a cercare il consenso su una seconda, rischia la propria carriera politica. In Italia, per inseguire il successo in una diplomazia da mediatore, basata sui rapporti personali più che sulle convenienze strategiche, Berlusconi rischia la dignità e l’interesse del paese. Alla ricerca di modeste gratificazioni di personale vanità, senza neppure l’obbiettivo di conquistare la supremazia in Europa e di contenere lo strapotere americano, che é la ragione politica del cinismo di Jacques Chirac.
“Vorrei che la Russia e la Francia avessero sostenuto la risoluzione di Blair.[...] Ma purtroppo non é così. Blair si trova in una posizione non creata da lui, perché l’Irak e le altre nazioni non hanno voluto seguire la logica della 1441. Ora, in un altro luogo difficile, Blair dovrà fare quello che crederà giusto. Confido che lo farà e spero che lo faccia anche il popolo britannico”. Lo scrive Bill Clinton sul Guardian del 18 marzo. Ma la sinistra italiana non é stata capace di queste parole: dietro a Tony Blair, al suo appasionato tentativo di riportare l’azione degli USA nell’ambito dell’ONU non c’era la sinistra italiana, non c’era l’Ulivo. Eppure era con loro, con Clinton e con Blair che credevamo di poter dar vita all’Ulivo mondiale: era solo 5 anni fa.

Il Governo ha oscillato da un entusiasmo acritico, alla provvisoria alleanza degli 8, all’ambiguo compromesso di Bruxelles, alla condanna della “guerra nefasta”. E oggi, alla vigilia delle incertezze della guerra e del dopo guerra, si ritrova senza obbiettivi politici né strategie per realizzarli, senza identità precisa che non sia quella essere uno dei 30 paesi “willing”, iscritto d’ufficio nella lista. Nazioni Unite, Alleanza Atlantica, Unione Europea, tutti i consessi di cui facciamo parte hanno dimostrato la loro inadeguatezza a fronteggiare il terrorismo e il ricatto nel mondo globalizzato succeduto alla scomparsa del sistema bipolare Est – Ovest: la ricostruzione riguarda anche loro. Un’occasione straordinaria per una sinistra di governo: un’occasione perduta.
Blair tiene ferma la barra del governo anche a costo di perdite importanti nel governo e nel partito. Da noi, Ulivo e Rifondazione convergono su una formula che consente il supporto logistico nelle basi militari purchè non “configuri un coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni di guerra”. I bombardieri americani nello scalo di Aviano, potranno rifornirsi solo di kerosene o anche di munizioni? e potranno ripartire direttamente in missione o dovranno fare uno scalo intermedio? Mentre di questo si discetta, quasi non ci si accorge che Berlusconi, per evitare problemi interni, si é lasciato imporre una risoluzione del Consiglio della Difesa in cui discutibilissime interpretazioni della nostra Costituzione e della Carta delle Nazioni Unite hanno trasformato l’Italia in uno stato neutrale.

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