Nati per credere anche all’impossibile

ottobre 22, 2008


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di Nicla Panciera
“Dio è arrabbiato con l’America. È per questo che ci ha mandato una lunga serie di uragani. Sta cercando di punire il nostro Paese”. Parole dal sapore biblico, pronunciate dal sindaco di New Orleans, commentando le devastazioni dell’uragano Katrina e che scatenarono molte reazioni. A due anni di distanza, il dibattito sulle origini del pensiero religioso e sovrannaturale non si arresta. Anzi, sono sempre più numerosi i contributi della ricerca e delle neuroscienze. Infatti, sebbene esperienza religiosa e spiritualità siano profondamente soggettive e difficilmente definibili, rimangono fenomeni cerebrali con correlati fisiologici e strutturali e, quindi, indagabili sperimentalmente.

Sappiamo che sistema limbico, lobi temporali e neocorteccia sono la aree coinvolte nelle esperienze religiose e mistiche. Gli studi proseguono, utilizzando le moderne tecniche di neuroimmagine come la risonanza magnetica e la stimolazione magnetica transcranica, in grado quest’ultima, secondo alcuni, di indurre nel soggetto stati di estasi mistica e paradisiaca.
Fenomeni spirituali e credenze soprannaturali appartengono alla storia dell’uomo fin dagli inizi e resistono in tutte le culture, seppure in forme cangianti. Tuttavia, è ragionevole pensare che il sostrato neurale non cambi e che, quindi, i processi emotivi e cognitivi, che sottostanno a queste variegate esperienze, abbiano molti elementi in comune. Insomma, l’affermazione del sindaco di New Orleans dimostra come, pur disponendo di satelliti e avanzati strumenti di monitoraggio meteorologico, l’influenza del sovrannaturale nella nostra quotidianità sia spesso tutt’altro che marginale. E c’è anche il rischio che si passi dalla romantica caccia alle stelle cadenti alla caccia alle streghe.

Infatti, sempre restando in America, l’ondata creazionista non si arresta. Nel Kentucky, in una cittadina a mezz’ora da Cincinnati, il grande museo dedicato al creazionismo e all’”intelligent design” (costruito grazie a 27 milioni di dollari di donazioni) ha già accolto mezzo milione di visitatori nel suo primo anno di apertura (http://www.creationmuseum.org/). “Si può strappare la scimmia dalla giungla, ma non la giungla dalla scimmia”: sono le parole del famoso primatologo Frans De Waal. Lo scienziato – razionale – non si sarebbe ancora liberato dell’io primitivo – e superstizioso – che ragiona in termini mistico-magici e che, spesso, pare avere la meglio. Perchè? Come mai è tanto diffusa, per esempio, la difficoltà ad accettare quello che è uno dei maggiori successi della scienza, vale a dire il darwinismo e la teoria dell’evoluzione? A sostenere per primo che “il nostro cervello sembra essere stato progettato per fraintendere il darwinismo” è stato lo scienziato inglese Richard Dawkins. “Per spiegare questa attitudine dobbiamo rifarci alla generale preferenza, che in parte condividiamo con gli animali e che abbiamo fin dalla nascita, a spiegare il mondo in termini di scopi e di intenzioni”, spiega il neuroscienziato Giorgio Vallortigara, co-autore con Telmo Pievani e Vittorio Girotto di “Nati per credere” (Codice). “E, infatti, interpretiamo come dovuto ad un agente intenzionale tutto ciò che ci appare complesso e non caotico. L’unico altro fenomeno che ci crea grosse difficoltà di accettazione riguarda il fatto che la nostra attività mentale derivi da quella fisica cerebrale”.

Ma torniamo alla teoria dell’evoluzione. Per il biologo Lewis Wolpert – autore di “Sei cose impossibili prima di colazione” (Codice) e che sarà uno degli ospiti, il 1° novembre, del Festival di Genova – la religione è uno strumento per l’anima, una naturale conseguenza del nostro essere umani. “In America il 70% delle persone crede negli angeli – sottolinea -. La gente crede ad ogni genere di cose strane ed è davvero arduo far cambiare loro idea”.
Secondo lui, le origini delle nostre credenze nel sovrannaturale affondano nell’abilità di effettuare inferenze causali, che è quanto ci renderebbe umani e abili costruttori di utensili. Il passaggio dalla causalità fisica alla causa ultima (Dio o una mente creatrice superiore) non basta, però, a spiegare la nostra refrattarietà a ragionare in termini di evoluzionismo, secondo Vallortigara e colleghi, per i quali “la religione e le credenze sovrannaturali sarebbero il sottoprodotto di sistemi cognitivi che si sono evoluti per altri scopi. Una sorta di conseguenza
collaterale all’evoluzione del ragionamento per scopi e intenzioni, una strategia che si è rivelata vincente”. Così, sembriamo irrimediabilmente attratti da spiegazioni irrazionali, anche quando queste non arrecano alcun sollievo alle nostre angosce esistenziali e tutte le evidenze sono a nostro sfavore. Svelare il funzionamento di questi meccanismi – dicono ora le neuroscienze – può essere utile per non cadere in errori logici e argomentazioni fallaci, che fanno leva sui limiti della nostra cognizione. Ma senza dimenticare, proprio per questo, che rapimenti di Ufo e ferri di cavallo continueranno a fare parte del nostro mondo.

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