L’ultimo autogol del PD: riparlare di patrimoniale

febbraio 1, 2011


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


A volte il tafazzismo della sinistra è disperante al limite del patetico. Prendiamo la proposta di mettere un’imposta straordinaria sul patrimonio per ridurre drasticamente il nostro debito pubblico: un prelievo, tanto per capirci, sui 900 miliardi di euro. L’idea la lancia Giuliano Amato in un convegno: ma é Dicembre, e poco dopo non se ne parla più. La riprende la settimana scorsa Pellegrino Capaldo sul Corriere. Amato non basta, dice, e aggiunge la decisiva variante: l’imposta va prelevata sulle case.

Nel PD e dintorni scatta il riflesso pavloviano: diffusi consensi, palla alzata per Berlusconi che si produce nel suo smash preferito: finché ci sono io la patrimoniale non si metterà mai. Appena pochi giorni prima, col gran discorso di Veltroni al Lingotto, il PD era risalito di 2 punti; Berlusconi è nei guai fino al collo: e loro gli offrono l’occasione di uscire dall’angolo. Han da passare sul mio corpo, è il senso di quel che ha detto il Cavaliere: e nessuno che abbia fatto battutacce.

La proposta è senza senso economicamente e socialmente, ma non è questo il punto: in politica si può sostenere di tutto. Quello che non si può fare è non prevedere la mossa dell’avversario. E pensare che nel 2006, Romano Prodi, incespicando sulle tasse, a momenti perdeva un’elezione che tutti davano per vinta con distacco; che una persona con una biografia strepitosa come Tommaso Padoa Schioppa rischia di essere ricordato per aver detto che pagare le tasse è bellissimo. Possibile che non se lo mettano in testa, se si parla di nuove tasse, mani in tasca e fischiettare?

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di Francesco Forte – Convegno Fondazione Riformismo e Libertà, 18 febbraio 2011

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