Freni sospetti

agosto 17, 1995


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Le privatizzazioni di Enel e Stet slitteranno all’anno prossimo e il governo è costretto a presentare, come improvvisate sostituzioni alternative che a suo tempo da più parti erano state suggerite. Ciò riconosciuto, una stranezza colpisce tuttavia nel gran dibattito sulle privatizzazioni: ogni battuta di arresto viene enfatizzata, mentre l’importanza delle indicazioni in senso favorevole viene sminuita.

Giustamente Claudio Demattè («Il settore elettrico ha bisogno di concorrenza», «Corriere» del 13 agosto) ricorda l’ordine del giorno del 20 luglio. Non si è così ingenui da sostenere che i nemici delle privatizzazioni si trovino tutti e solo in Rifondazione comunista e in parte di An: ma all’unanimità (tranne ovviamente Rifondazione) la Commissione industria del Senato, nella notte del 3 agosto, ha approvato un ordine del giorno da me presentato che, in modo assai preciso e cogente, impegna il governo a liberalizzare i settori di pubblica utilità e a rafforzare i poteri delle autorità.
E vero, la Camera ha impiegato molti mesi per discutere la legge sulle autorità: ma è anche vero che il Senato, per accelerare i tempi, ne ha assegnato l’esame alla Commissione in sede deliberante e che questa, per segnalare la volontà e la capacità di superare l’ostruzionismo di Rifondazione, ha lavorala, tutta la notte alla vigilia della chiusura approvando, alle 7 del mattino, l’articolo 1. Sempre per accelerare i tempi, l’ordine del giorno di cui sopra è stato negoziato con il ministro Clò nel cuor della notte in cambio del ritiro di emendamenti da me presentati.
Se, dunque, il Parlamento non perde occasione per spingere il governo su posizioni di maggiore liberalizzazione, appare legittimo dedurre che questo sia ciò che in realtà si vuole impedire. E non appare infondato il sospetto che tra i manager delle aziende privatizzando sia da ricercare chi ha interesse a enfatizzare di più la fin troppo facile occasione di ostruzionismo offerta a Rifondazione che la volontà liberalizzatrice espressa da entrambi i rami del Parlamento.

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