Euroillusioni della sinistra

ottobre 1, 1998


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


C’é il rischio che soddisfazione e consolazione (per il successo di Schroeder in Germania) inducano a credere che la presenza in Europa di un altro governo di sinistra renda per noi più facile risolvere i problemi della crescita e della disoccupazione.
Corriamo il rischio di una pericolosa illusione. La vittoria dei socialdemocratici in Germania é stata salutata da larga parte della maggioranza con soddisfazione: logico. Il successo di Schroeder ha offerto una preziosa consolazione ai leader dell’Ulivo nelle presenti difficoltà: comprensibile.

Ma c’é il rischio che soddisfazione e consolazione inducano a credere che la presenza in Europa di un altro governo di sinistra renda per noi più facile risolvere i problemi della crescita e della disoccupazione. Ieri Domenico Siniscalco su questo giornale additava il rischio della flessibilità dal lato dell’offerta; il rischio cioé che “il freno alle riforme diventi un male europeo, generando veri e propri limiti sociali all’occupazione”.
Pericolosa illusione sarebbe anche credere che la vittoria degli alleati tedeschi consenta di rilassare, in qualche sia pur ragionevole misura, la disciplina sul bilancio pubblico, senza che qualcuno da Francoforte ci tiri per la cavezza.
Questa duplice illusione cade immediatamente se si pon mente al programma che ha guadagnato a Schroeder il voto di alcuni milioni di indecisi tedeschi: gli sgravi fiscali. La SPD aveva bocciato al Bundesrat le imponenti riduzioni di tasse proposte da Kohl, per impedirgli di vincere le elezioni, ma le ha ripresentate nel proprio programma elettorale: aliquota marginale per le imposte personali ridotta dal 53% al 49%, imposte sulle società abbattute dal 45% al 35%, il tutto per 10 miliardi di marchi. Questo impegno ha avuto un ruolo centrale nella contesa elettorale, è stato determinante per il suo esito: deve essere considerato un punto fermo nella politica del nuovo Governo tedesco.
A fronte di tagli così rilevanti, poco senso hanno le aspre polemiche sulla pressione fiscale tra Ministro delle Finanze e rappresentanti delle imprese, industriali e commerciali.
Non si possono invocare difficoltà di comparazione tra paesi con sistemi tributari diversi, attendere il risultato dell’entrata in funzione di IRAP e DIT, discutere di marginali variazioni da un anno all’altro. Dobbiamo guardare la realtà per quello che è: è iniziata la concorrenza fiscale all’interno dell’euro. Si verifica l’evento che in molti avevamo previsto e, in assenza di modifiche strutturali della spesa, temuto. Infatti, se il maggior prelievo fiscale colpisce gli utili, diminuisce la capacità dell’impresa di finanziarsi sul mercato dei capitali; se si traduce in maggior cuneo fiscale sul lavoro, deve esser compensato da una maggiore produttività del lavoro stesso cioè in pratica da una riduzione dei salari.
In conseguenza delle riduzioni fiscali in Germania vedremo probabilmente diminuire i trasferimenti comunitari a favore del Mezzogiorno: infatti per compensare il minor gettito fiscale i tedeschi dovranno procedere con tagli alle spese, magari incominciando dai contributi al bilancio comunitario. I tagli alle tasse costituiranno un limite oggettivo per le politiche di spesa, tradizionale tentazione dei governi socialisti: il timore viscerale per la perdita di valore della moneta è comune sia a chi ha votato Kohl che a chi ha votato Schroeder.
Si sono prodotti recentemente molti studi che dimostrano come la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro farebbe aumentare occupazione e PIL, e ridurrebbe le spese per cassa integrazione e sussidi vari. Si ricordano tra gli altri lo studio di Tabellini-Daverio, quello di Quintieri-Atella, quello di Confindustria, e la stessa proposta del ministro Treu di eliminare per 3 –4 anni ogni contributo per i nuovi assunti nel Mezzogiorno.
Il problema è individuare il modo di finanziare la riduzione del gettito. Sarà bene in proposito non coltivare la speranza che queste riduzioni possano considerarsi autofinanziate: il nuovo presidente della Bundesbank potrà attenuare il rigore monetarista della BCE, ma per contrappeso dovrà essere ancora più fermo nel richiedere il mantenimento degli impegni che abbiamo sottoscritto sulla riduzione dello stock del debito: il sospetto che il debito italiano inquini l’euro, che ai tedeschi possa toccare di pagare per noi, è anch’esso trasversale.
Mario Baldassarri propone di finanziare la riduzione delle imposte con un taglio delle spese correnti di 5000 miliardi l’anno cumulativi per 5 anni: il risultato sarebbe un incremento dell’occupazione che farebbe scendere i disoccupati dal 12% al 9,5%. Questo piano si aggiungerebbe a quello che Franco Modigliani prsenterà a giorni, secondo il quale la disoccupazione scenderebbe di un ulteriore 1% per effetto della diminuzione dei tassi di interesse e di un altro 1% per il coordinamento delle politiche di crescita.
Seguire la riduzione competitiva delle imposte e nel contempo finanziare la riduzione dello stock del debito obbliga ad affrontare il problema finora sostanzialmente rinviato: quello di una più sostanziale riduzione delle spese correnti. Non ebbe seguaci la risoluzione da me presentata sul DPEF, non ebbero seguito le autorevoli, ripetute ammonizioni del Governatore Fazio. C’é spazio per queste riduzioni? I margini di ricupero di efficienza nella pubblica amministrazione sono enormi, ma devono vincere resistenze che si trincerano dietro la necessità di modifiche legislative, i tempi lunghi dei cambiamenti culturali. E così si aggiunge solo una ragione in più per rendere necessario affrontare il nodo delle pensioni: pro-rata per tutti, e età pensionabile per tutti a 65 anni. I sindacati italiani sono finora irremovibili sull’argomento; e per i governi di sinistra l’appoggio dei sindacati è una costante.
Può sembrare controintuitivo che la conquista del Governo in Germania da parte di una sinistra legatissima al sindacato obblighi il Governo italiano di Centro-sinistra a mettere in crisi il suo rapporto col sindacato. Ma anteporre la difesa degli insider alla creazione di una rete di protezione per i più bisognosi è ingiusto per qualsiasi governo, per un governo di Centro-sinistra è contradditorio.

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