Enel, quel corto circuito Genco-Infostrada

ottobre 8, 2000


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore

Quella che segue è una proposta per eliminare alcune delle ragioni per cui il progetto Enel di acquisire Infostrada ha incontrato tante critiche. Essa non pone veti alle strategie aziendali, non dipende da passaggi parlamentari, può farsi in un paio di giorni. Basta che il Tesoro usi i poteri di cui dispone.

Ecco la proposta: il CdA dell’Enel decide subito e comunica al mercato che:

  1. i proventi della vendita delle GenCo saranno distribuiti agli azionisti come dividendo straordinario;

  2. al finanziamento dell’acquisto di Infostrada si provvederà con un aumento di capitale;

  3. in tale occasione il Tesoro non eserciterà il proprio diritto di opzione.

Questa proposta si contrappone al piano che risulta dalle tre operazioni finora annunciate. La prima è l’acquisto di Infostrada, che pare essere questione di giorni.
La seconda è la vendita di un’ulteriore tranche di azioni Enel, che il Governo ha detto di voler realizzare prima della fine della legislatura, dunque al più tardi in maggio.
La terza è la vendita delle GenCo, le 3 società in cui Enel ha conferito centrali per 15.000 MW ed una parte del suo personale: il decreto Bersani impone che siano dismesse entro il 2002.
Enel intende pagare Infostrada con i proventi della vendita delle Genco, ed ha predisposto un prestito ponte per coprire l’arco di tempo tra esborsi per Infostrada e ricavi da GenCo. Una quarta operazione potrebbe aggiungersi: la quotazione del gruppo telefonico Infostrada-Wind, e la vendita a privati di una quota ( si parla del 30%).

E’ chiaro, è bene dirlo subito, che la mia proposta è un second best: il first best essendo che nel periodo di transizione al mercato liberalizzato, l’azienda monopolista si concentri a fare bene ciò per cui è stata costituita, dunque investa i profitti del monopolio per fare efficienza, non per diversificarsi, e faciliti l’azione liberalizzatrice del governo. E che corra per la sua strada solo dopo che il Tesoro ne ha ceduto il controllo. Questa proposta vale solo a parare una parte delle critiche, quelle fondate su ragioni di politica economica. Se un’azienda privata – Infostrada – passa in mano ad un’azienda pubblica, siamo in presenza di una pubblicizzazione, un voltafaccia rispetto alla politica perseguita del 92 ad oggi.
Un pessimo segnale per le tante privatizzazioni ancora da fare o da completare. Una perdita secca per la maggioranza che ha governato questo Paese per 5 anni una: dilapida i meriti acquisiti, quanto a rigore finanziario e quanto a privatizzazioni, in particolare nel settore telefonico. Alla vigilia delle elezioni.

E invece basta invertire l’ordine logico delle operazioni, e far sì che i che i proventi dalla vendita delle centrali vengano versati non appena sono incassati, e non finiscano di affluire nelle casse del Tesoro alla vendita dell’ultima azione Enel. Ma tanto basta perché l’azione del Governo ritorni ad essere coerente.
Coerente quanto a rigore nel risanamento: la vendita delle centrali è una “vera” privatizzazione, ( come vuole il Ministro Enrico Letta nella sua recente intervista al Sole 24 Ore), i ricavi vanno ad abbattere il debito pubblico come vuole lo spirito – secondo me anche la lettera- della legge sulle privatizzazioni. ( en passant, ci penseranno gli azionisti, il Tesoro come i privati, a impedire che Enel venda le GenCo con un asset swapping).
Coerente quanto a linea politica: l’acquisto di Infostrada lo sanziona il mercato, sono solo gli azionisti privati a fornire i mezzi finanziari, senza che la politica del Tesoro debba compiere inversioni di rotta.
Coerente quanto a privatizzazioni: diventa automatica e forse anticipata la dismissione di un’ulteriore tranche Enel, dato che il Governo si diluisce. E più consistente, se l’ulteriore tranche di azioni Enel che il Governo ha deciso di vendere entro maggio verrà mantenuta invariata.

E tutto senza porre veti.

Per completare questo quadro di chiarezza e di rigore, il Consiglio di Amministrazione, oltre alle precedenti tre deliberazioni, dovrà assumerne un’altra.
Enel, preso nota del numero di siti per i quali il Governo si impegna a far sì che i permessi vengano rilasciati nei prossimi 12 mesi, annuncia che metterà in vendita centrali per ulteriori 15.000 MW di potenza entro x mesi.

Questo piano è neutrale rispetto alla quarta operazione, tra quelle citate all’inizio, vale a dire la fusione, quotazione e IPO di Infostrada-Wind: un’operazione che non serve a camuffare da privatizzazione il reingresso dello stato italiano (e l’ingresso di quello francese) nella nostra telefonia. E purché la prospettiva di maggiori ricavi futuri non venga usata come pretesto perché il Tesoro ritardi ulteriori dismissioni dell’Enel. Dio non gioca a dadi, diceva Einstein; e il Governo non giochi con la borsa.

Il risultato patrimoniale delle due operazioni, quella predisposta dell’Enel e questa, è identico: le Genco escono dal perimetro aziendale, Infostrada vi entra, diminuisce la quota del Tesoro in Enel; e poi forse uscirà un pezzo di Wind. Identico sarebbe anche il risultato finanziario per gli azionisti, se i mercati fossero infinitamente trasparenti. E lo sono tanto più quanto più sono trasparenti gli azionisti di controllo. E’ un dovere per tutti, lo è due volte se l’azionista è il Tesoro.

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