Emozione uranio

gennaio 9, 2000


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Nella vicenda dei proiettili all’uranio ciò che più colpisce e preoccupa è constatare quanto bassa sia la capacità di reazione dimostrata dall’opinione pubblica di fronte a siffatti fenomeni di esaltazioni emotive.
Già era successo in occasione della «cura» Di Bella: ma lì almeno poteva avere senso non precludere nessuna possibilità, neppure alla più improbabile terapia. Sull’Uranio, invece, da 50 anni sappiamo praticamente tutto.

Basta un manualetto per sapere che l’Uranio 238, che costituisce il 99,8% dell’uranio impoverito, emette solo raggi alfa, che questi sono bloccati da pochi centimetri di aria o da un foglio di carta; che l’Uranio 235, presente allo 0,2%, emette raggi gamma molli, sicché l’uranio impoverito può essere maneggiato senza particolari precauzioni. Si sa che la sua pericolosità è chimica, molte volte più che radiologica; quindi eventuali fenomeni di avvelenamento dovrebbero riscontrarsi assai prima e in numero assai maggiore delle manifestazioni di natura oncologica. Proiettili in uranio impoverito sono in dotazione da decenni, sono stati usati estensivamente 10 anni fa nel Golfo, sono state escluse le loro conseguenze perfino sui militari americani che sono stati accidentalmente colpiti da «fuoco amico».
E invece se ne sono lette di tutti i colori, cose da far bocciare perfino uno studente di media superiore. C’è allora da chiedersi, la classe dirigente del Paese ha manifestato adeguatamente la propria reazione? Eppure l’Italia è la patria di Fermi e dei ragazzi di via Panisperna, vanta medaglie Fields e premi Nobel, ha (ancora) una buona comunità scientifica. Finanziamo il Cnr e l’Enea, una corretta informazione scientifica è tra i loro compiti istituzionali: dove erano? I media hanno registrato i ricordi e le fantasie più vari: possiamo dire che siano stati adeguatamene controbilanciati con opinioni più informate?
Anche questa bufera passerà, con qualche nobile risoluzione per mettere al bando i proiettili all’uranio (perché non anche quelli al piombo, che, come è noto, provoca il saturnismo?): ma le sue conseguenze negative non sono trascurabili.
La prima riguarda la discussione politica. A ognuno deve essere garantita la libertà di usare qualsiasi argomento a sostegno delle proprie tesi politiche: ma, se manca, o è flebile, un contraddittorio che smascheri eventuali errori, quella che si concederebbe di fatto sarebbe la libertà di scatenare reazioni populiste a costo zero.
La seconda riguarda l’Italia come Paese economicamente avanzato: che non può avere un atteggiamento schizofrenico verso la tecnologia, ora vitello d’oro acriticamente adorato, ora Moloch altrettanto acriticamente demonizzato.
La terza e più importante conseguenza riguarda la nostra responsabilità etica: usare fatti di enorme risonanza emotiva per sollevare polveroni provoca danni proprio a coloro che già soffrono colpiti da malattie gravi. Perché distoglie l’attenzione dal ricercare le conseguenze che può avere l’esposizione ad ambienti altamente tossici quali í teatri di guerra, e dall’individuare eventuali inadeguatezze nell’informare e proteggere i nostri soldati. È anche per evitare che nessuno sia chiamato a rispondere di questo cinico sfruttamento delle emozioni, che è necessario un forte impegno: della comunità scientifica, dei media, della classe dirigente più responsabile.

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