Cosa nasconde lo psicodramma del Bingo

marzo 8, 2001


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Sul Bingo è polemica. In vi­sta della gara in cui verranno selezionate le 420 sale, sono sorte società che offrono i lo­ro servizi a chi risulterà vin­cente e otterrà la concessio­ne. Alcune di tali imprese so­no contigue ai Ds. Accusato di pro­muovere una di esse, il responsabile Ds torinese per gli enti locali è stato invitato alle dimissioni; di qui una po­lemica, a sedare la quale è interve­nuto pure Pietro Folena, coordinatore al Nord dei Ds.

lo sono intervenuto in difesa della libertà di impresa. Non c’è nessuno scandalo, ho scritto, nel fatto che aziende formate da persone vicine ai Ds vogliano far valere le proprie competenze; anzi, più la cosa avviene al­la luce del sole, più se ne parla, tan­to più saremo protetti contro turbati­ve del meccanismo imparziale della gara. Del resto anche il Tar del Lazio, la settimana scorsa, si è pronuncia­to a favore di questo principio di pub­blicità e trasparenza della gara. Sem­mai c’è da notare un cambiamento ri­spetto ad altre gare nel campo delle scommesse, che sono attività molto liquide e quindi ad alto rischio, dove in passato la mancanza di trasparen­za e concorrenza ha indotto a scelte compiute con qualche disattenzione di troppo.

Analogo ragionamento per il gioco d’azzardo: da quando Biagio Pascal ne calcolò con esattezza le probabi­lità si sa che le scommesse contro il banco sono perse: è noto che l’analisi dei «ritardi», su cui prosperano le pubblicazioni sul Lotto, è total­mente irrazionale. Ma. ha ritenuto il Parlamento, meglio lasciare che queste irrazionalità si consumino al­la luce del sole (e del fisco) piutto­sto che in bische, alimentando traf­fici clandestini.

Non tutti, a sinistra, la pensano co­sì: vorrebbero invece che la sinistra si opponesse all’azzardo del gioco e stesse lontana dal rischio di impresa. Così nella sezione Ds di Torino-centro hanno equivocato la frase con cui chiudevo l’articolo. «II capitalismo è quel sistema che separa il danaro dai cretini» avevo scritto. Loro hanno vo­luto identificare nei «cretini» non, co­me è evidente, coloro che del denaro non sanno fare il giusto uso né per sé né per la società, ma i meno abbien­ti: non ti voteremo più, mi hanno det­to sui giornali. Quando, fin dalla mia prima campagna elettorale nel 1994, dicevo chiaramente quali sono le mie idee, che si trattasse di liberalizza­zioni o di pensioni, mi hanno sempre votato. Perché è diverso proprio quan­do ho preso le difese della sinistra? Basta il genius loci. la somma di per­benismo sabaudo. azionismo pie­montese, cultura operaista. a spie­gare se lo psicodramma del »Bingo di sinistra» è esploso a Torino?

lo credo che sotto sotto ci sia an­che dell’altro: in quegli stessi giorni infatti la maggioranza approvava in Senato una legge sul conflitto di in­teressi che si limita a «cancellare» la blanda legge approvata dalla Came­ra, rinunciando a risolvere il proble­ma. Chi imbocca la strada di negare che il vizio del gioco diventi la virtù delle entrate fiscali. di diffidare del gioco degli interessi trasparenti e con­fliggenti, finisce per esigere che an­che sul tema del conflitto di interes­si «par excellence» si prendano solu­zioni radicali, l’incompatibilità o l’ine­leggibilità. La logica è la stessa. Sot­to quel gioco, c’è qualcosa di ben più serio: e questo non riguarda solo To­rino. Né solo la sinistra.

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