L’articolo di Dario Di Vico sul Corriere di domenica “Sotto i ferri del private equity: più macerie che vero sviluppo” ha dato luogo a risposte di tenore diverso, come si può leggere sulle pagine del quotidiano.
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L’articolo di Dario Di Vico sul Corriere di domenica “Sotto i ferri del private equity: più macerie che vero sviluppo” ha dato luogo a risposte di tenore diverso, come si può leggere sulle pagine del quotidiano.
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L’ossessione di preservare l’italianità ha di fatto impedito di attuare una seria politica d’innovazione di quello che è il vero «sistema nervoso» del paese. Per la paranoia che qualcuno potesse limitare il nostro sviluppo finiamo per limitarlo addirittura due volte.
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La fiducia nella società manca perché ci si rifugia nelle mura domestiche o viceversa? Un nodo che la politica non scioglie
«Cucine linde e cartacce per strada», università ovunque e figli fuori corso a casa fino a 35 anni. L’analisi di Alberto Alesina e Andrea Ichino sui valori che fanno perdere terreno all’Italia.
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da Peccati Capitali
L’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano è una mecca, e lo chef Ezio Santin il suo profeta. Che ha fatto scandalo abiurando al sacro testo, al libretto rosso della Guida Michelin. Da anni la doppia stella lo poneva stabilmente nell’empireo dei ristoratori italiani: ha detto basta, non si sottoporrà più al giudizio dei severi esperti che in incognito vengono a valutare fantasia e tradizione, menu e carta dei vini, cristalleria e servizi: saranno i clienti agiudicarlo. A condurli non saranno più le pagine dei “vale un viaggio”, ma l’indirizzo segnato sull’i-Phone, il messaggino su twitter, il video su You Tube.
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Fino all’ultimo periodo borbonico, il Banco di Napoli era l’unica banca del Paese, senza succursali. “Ai cittadini di Reggio che ne chiedevano una per la loro città – scrive G. Galasso (La disarticolazione di Napoli dal Mezzogiorno, in Ventunesimo Secolo numero 20, ottobre 2009, Rubettino) – Ferdinando IV la sconsigliava, esprimendo il paterno parere che le banche servissero solo ad affliggere la gente facendo dilagare l’uso delle cambiali”.
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da Peccati Capitali
Perché non si mette il crocifisso nei tram? Quello che sta nelle aule scolastiche ha fatto nascere il problema: se levarlo per rispetto a chi è di religione diversa, oppure lasciarlo come segno dell’identità culturale del Paese. La discussione si è poi impennata su temi alti, diritti di maggioranze e minoranze, tolleranza e multiculturalismo. Sta però il fatto che i crocifissi su cui si discute sono solo quelli che si trovano nelle aule scolastiche e in quelle dei tribunali: la ragione per cui sono solo lì e non altrove può aiutare a capire in che cosa veramente consista il problema.
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