«Gli aiuti? Gm partecipi subito alla trattativa con il governo»

ottobre 11, 2002


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Intervista di S. Riz.

«Che ci voglia un’integrazione industriale, lo hanno detto tutti. Che il pia­no della Fiat debba essere cre­dibile è ovvio». E dopo queste considerazioni, il senatore Franco Debenedetti si pone una domanda: «Ma con chi va discusso il piano?».

Forse con gli azionisti…
«Con gli Agnelli da soli, no di certo».

E perché mai?
«Il governo non può consentire agli Agnelli di ristrutturare la Fiat con i sol­di pubblici in vista di un’integrazione con la Opel che sarà gestita successiva­mente dalla General Motors. Gli Agnel­li hanno un interesse legittimo, ma non possono essere loro i garanti».

Chi, allora?
«Le banche italiane hanno già un forte impegno nel grup­po: potrebbero essere loro a garantire che la ristrutturazio­ne dell’auto non sia doppia. E il miglior garante è. chi ha più professionalità specifica. Il go­verno ha davanti a sé non solo chi vende e chi compera, ma un triangolo di cui le banche sono uno dei tre vertici».

Gli altri due?
«Gli Agnelli e la General Motors. E sono fermamente convinto che il piano di risanamento vada discusso, da subi­to, con chi gestirà l’integrazione dell’au­to».

Cioè con gli americani?
«Del triangolo fanno parte anche lo­ro. E poi le ristrutturazioni non sono tutte uguali. C’è Nord e Sud, progetta­zione e assemblaggio. Anche i tagli si possono fare in alto o in basso. La Ford New Holland, un’azienda da 6 miliardi di dollari, con 20 stabilimenti in 4 conti­nenti, Riccardo Ruggeri la gestiva con una “testa” di 25 persone».

Una dichiarazione di fiducia?
«Per essere fiduciosi bisogna avere un terreno solido sul quale poggiare i piedi. Credo che sia nell’interesse della Fiat e quindi del Paese capire se que­sto è un buco che può essere colmato per ripartire, certo con un’azienda ridi­mensionata, probabilmente senza l’au­to, ma profittevole, oppure una forna­ce che brucia inutilmente risorse: degli azionisti e del Paese. Producendo, alla fine, solo cenere».

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