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→  aprile 15, 2011


La crescita risolve i problemi di bilancio. Ma le politiche per la crescita non hanno un beneficiario diretto. Per questo i politici preferiscono politiche che avvantaggiano interessi organizzati, o che suscitano emozioni, o che hanno visibilità. La ricetta per la crescita invece molto sovente consiste, più che nelle cose da fare, in quelle da non fare.

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→  aprile 5, 2011


Una reazione parossistica. È il giudizio che vien da dare tirando la somma a oggi della vicenda Parmalat, mettendo a confronto l’entità del fatto e le reazioni che ha scatenato. Una società di un Paese membro dell’Europa che insieme abbiamo fondata, con cui condividiamo la moneta fin dal suo primo giorno, una società che gestisce da anni aziende del “Bel Paese”, sale al 30% di partecipazione in una nostra impresa quotata, acquistando azioni già detenute da fondi esteri: tanto basta perché da un lato si senta l’imprescindibile urgenza di ridefinire principi scritti in trattati di rango costituzionale e di prospettare lo Stato come investitore di ultima istanza, dall’altro si ceda all’irrefrenabile tentazione di flagellarsi compiangendo la debolezza della nostra imprenditoria e lamentando la fragilità del nostro capitalismo.

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→  aprile 2, 2011


Facciamo cordate e non cordoni.
Al sistema Italia serve un capitalismo più dinamico e meno protetto.


Che danni provoca all’economia del Paese una sua azienda che cambia passaporto? Evocata dalla vicenda Parmalat, la domanda richiama problemi di fondo del nostro capitalismo. Senza farsi scoraggiare dalle iniziative di un Governo che, ormai alla caccia di qualsiasi populismo, “libera la CdP su Parmalat”, vale la pena discuterne con quanti ne hanno ancora a cuore il futuro.

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→  aprile 2, 2011


Un intero Paese si mobilita solo perché una sua azienda, che produce latte, viene comprata da una che produce formaggi, di un Paese limitrofo, con il quale ha creato un mercato unico e condivide la moneta. Voi pensate: (1) è un Paese molto fortunato perché non ha problemi più seri a cui pensare; (2) hanno scoperto come trasformare il latte in arma di distruzione di massa; (3) è un Paese che assomiglia a un circo, governato da pagliacci che credono di essere domatori.

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→  marzo 24, 2011


Il clamoroso errore di chi sogna l’arrivo di una cordata italiana per risolvere il caso Parmalat.

Perché, nella vicenda Parmalat, ce la si prende con Lactalis, mentre è la migliore delle soluzioni? Naturalmente di quelle che sono oggi sul tavolo, non di quelle che ci sarebbero potute essere se il signor Tanzi avesse ambito a essere leukos anziché kallistos e finire bancarottiere, se il signor Bondi avesse convinto gli azionisti a supportarlo in piani di sviluppo, se uno dei tanti signori Brambilla avesse deciso di farlo al suo posto, comperandosi l’azienda. Come sappiamo, non è questo il film che stiamo vedendo. In altri mercati, o per buona pratica o per necessità, chi vuole prendere il controllo di una società lancia un’opa, col che tutti gli azionisti possono lucrare il premio di maggioranza: ma non siamo molto credibili se vogliamo sceneggiare quel film nel nostro mercato.

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→  novembre 30, 2006

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da Peccati Capitali

Cinque anni fa scoppiò lo scandalo Enron, che spazzò via un’azienda da 100 miliardi di $. Poco dopo fu la volta di Tyco, e di World Com, la maggiore in questa orrida graduatoria. Per ottenere risultati sempre migliori in crescita (e lauti bonus per gli amministratori), avevano messo in atto spericolate operazioni sui derivati, che andarono male. Nascosero i guai col vecchio trucco delle partite zoppe, mettere i debiti a carico di un’apposita società e “dimenticarsi” di consolidarla, e al dunque fallirono. Per non aver fischiato il fallo, anche Arthur Andersen, la più famosa delle società di revisione, finì nel gorgo e cessò di esistere.

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