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Archivio per il Tag »Kenneth Minogue«

→  luglio 2, 2013


“Bisognerebbe leggerlo nelle scuole!” Volevo condividerlo con tanti l’entusiasmo che provai leggendo per la prima volta “The servile mind” di Kenneth Minogue. Era il 2010. Ritrovai lo stesso l’entusiasmo quando lo rilessi nel 2013, per scrivere la prefazione all’edizione in italiano per IBL Libri. E’ per quell’entusiasmo che vorrei ricordare oggi il grande filosofo della politica, morto sull’aereo che lo riportava a casa, rientrando da una riunione della Mont Pélérin Society, il club liberale di cui era stato presidente. L’entusiasmo per quella lezione di libertà.

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→  ottobre 3, 2012


Recensione di Paolo Valentino

La denuncia di Minogue: l’etica del welfare uccide la libertà

Aveva probabilmente ragione Winston Churchill, quando argomentava che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre sperimentate finora. Ma il grande premier britannico non avrebbe mai immaginato che il suo livello qualitativo sarebbe sceso così in basso, al punto da metterne in discussione le fondamenta. E forse Churchill avrebbe condiviso molte delle critiche incendiarie e delle preoccupazioni, che Kenneth Minogue, professore emerito di Scienze politiche alla London School of Economics, formula in La mente servile. Come la democrazia erode la vita morale, uscito due anni fa in Gran Bretagna e Stati Uniti, ora finalmente pubblicato in Italia da Ibl Libri, con una prefazione di Franco Debenedetti.

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→  ottobre 1, 2012


Prefazione di Franco Debenedetti a:
La mente servile.

Come la democrazia erode la vita morale

di Kenneth Minogue
IBL Libri, 2012, pp.470
ISBN: 978-88-6440-081-5
Prezzo: 24,00€
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È raro che un ponderoso saggio di politica diventi attuale come un instant book: due anni dopo la stesura originale, la traduzione italiana esce nel momento in cui la crisi della democrazia europea sembra giunta al suo acme. È singolare che il libro di un filosofo della politica, che espone tesi così esplicitamente conservatrici, così marcatamente britanniche, contenga riflessioni pertinenti a un dibattito sorto e sviluppato su un terreno culturale affatto diverso, sul tema di una moneta che l’Inghilterra non ha voluto far propria. Se lo si dice, non è per aggiungere una ragione di interesse al libro, che non ne ha bisogno tanto è ricco di idee, di provocazioni, anche di arguzie; al contrario, è per indicare come gli strumenti che il libro ci offre possano servire per leggere la crisi in cui si trovano le istituzioni europee, per vedere i pericoli a cui stiamo andando incontro, per allargare la visuale a possibili alternative.

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→  marzo 20, 2011


di Alberto Mingardi

Minogue rilancia la battaglia contro le pretese della politica

In inglese, “liberalism” è una parola ambigua, evoca una certa tradizione politica e il suo contrario. Già Schumpeter notava che ad appropriarsi dell’etichetta erano stati proprio i più accesi nemici del libero mercato. Per Giovanni Sartori, “un liberale americano non sarebbe chiamato liberale in nessun Paese europeo; lo chiameremmo un radicale di sinistra”. Nel 1963, Kenneth Minogue provò a dare un senso a questa polisemia in un libro che è un piccolo classico, “The Liberal Mind”, ora meritoriamente tradotto per i tipi di Liberilibri.

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→  marzo 20, 2011


di Valentino Paolo

L’allarme. Kenneth Minogue e i guasti del Welfare. Lo studioso liberista accusa il nostro modello sociale di provocare enormi oneri finanziari e infiacchire i cittadini sul piano etico. La sua requisitoria conservatrice sta provocando una discussione molto accesa nel mondo anglosassone

Nel 1963, un professore australiano trapiantato in Inghilterra, docente di Scienze politiche alla London School of Economics, pubblicò una denuncia severa e coraggiosa del progressismo radicale. Scritto in totale controtendenza allo Zeitgeist del tempo, la fede incondizionata negli effetti benefici della mano pubblica, The Liberal Mind (ora tradotto in italiano da Liberilibri con il titolo La mente liberal) puntava l’indice contro «la nozione che la storia richieda il perfezionamento della società umana» e che i governi, nel perseguimento di questo ideale, debbano «provvedere per ogni uomo, donna, bambino e cane condizioni decenti di vita». Attenzione, ammoniva la giovane Cassandra, «una popolazione che affidi il suo ordine morale ai governi, per quanto impeccabile sia la motivazione, diventerà dipendente e servile». È passato quasi mezzo secolo. Ma Kenneth Minogue, oggi magnifico ottantenne e professore emerito dell’ università londinese, non molla l’argomento.

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→  dicembre 19, 2010


Un saggio iconoclasta di Kenneth Minogue riflette sulla democrazia in tempo di debolezza

“La vita morale è compatibile con la democrazia? “ Inizia di botto Kenneth Minogue, tema e interrogativo del suo libro li piazza nella prima riga. La vita morale è quella in base a cui esprimiamo il nostro giudizio su ciò che è giusto o sbagliato, vero o falso; la democrazia è sia il sistema di governo, sia il giudizio che i cittadini danno del modo in cui desiderano essere governati. Entrambi i giudizi cambiano con il tempo, e il riconoscimento che ciò è inevitabile caratterizza la cultura europea e la distingue da altre in cui invece ciò che è giusto è considerato dato una volta per sempre.

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