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Archivio per il Tag »Gideon Rachman«

→  giugno 3, 2014


Le elezioni europee hanno creato il momento propizio agli europeisti pragmatici: a patto di leggerne bene il risultato.
Che non è quel 30 per cento che si ottiene sommando tutti i voti dati ai partiti antieuropeisti, questo è ciò che pensano quanti considerano che “più Europa” sia la risposta a ogni e qualsiasi problema, euroscetticismo compreso; traggono spunto dal fatto che quel 30 per cento circa non forma un progetto politico positivo per raddoppiare i propri appelli alla sempre più stretta integrazione “verso gli Stati Uniti d’Europa”. Invece, mai come questa volta le elezioni europee sono state elezioni mid term nazionali: di fronte ai problemi l’elettore europeo guarda in primo luogo al proprio governo nazionale. L’euroscetticismo è un elemento comune di posizioni politiche affatto diverse: Marine Le Pen è neofascista, Nigel Farage conservatore, Grillo chissà. Affermate da Grillo, negate da Renzi, al centro della campagna elettorale nostra sono state le conseguenze che il risultato avrebbe avuto sul governo, addirittura sulla legislatura. In Francia e in Inghilterra, la campagna elettorale è stata un posizionarsi di partiti e candidati in vista delle prossime elezioni politiche. E quando non rappresenta uno strumento per la lotta politica interna, l’euroscetticismo è l’esito di un’Europa che, persa dietro al miraggio federalista, risponde con più centralizzazione e più produzione di norme a qualsiasi problema.

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→  settembre 8, 2010


di Riccardo Sorrentino

Sembrava una questione superata. La crisi, che spinge a recuperare molti sentieri interrotti delle discipline economiche, ha però riproposto anche la polemica tra storia e teoria, che aveva animato il dibattito già a fine 800.

Suo animatore è stato Niall Ferguson, che fin dal libro “Soldi e potere nel mondo moderno. 1700-2000″ aveva in sostanza contestato lo schema storiografico – legato al nome di Karl Marx, ma in realtà figlio dell’illuminismo francese e scozzese – che, rischiando un po’ la caricatura, si può chiamare “determinismo economico”: l’idea che sia l’economia a condizionare società, diritto, politica e magari anche la cultura.
Ferguson è andato anche oltre.

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