→ aprile 28, 2011

di Paolo Bricco
Ai francesi i brevetti e i segreti industriali del gruppo di Parma
Mani francesi sulle tecnologie italiane.
In caso di successo dell’Opa, Lactalis controllerà un’azienda ristrutturata dalle fondamenta da Enrico Bondi, con un ciclo di investimenti ultimato e un mix di segreti industriali e di brevetti depositati che la rendono un boccone prelibato. Molto prelibato. Più di quanto non sembri a un occhio superficiale, che si fermi alla natura di commodity del latte e che associ una scarsa forza innovativa all’agroalimentare.
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→ aprile 27, 2011

E adesso, come si giustificheranno quelli che si sono tanto accaniti contro Lactalis? Che quella dei Besnier, degli oscuri Besnier, fosse, dal punto di vista industriale, la migliore soluzione sul tappeto, era chiaro: il gruppo è presente in Italia da anni, con aziende che fatturano oltre un terzo più di Parmalat in Italia, occupano il 50% di addetti in più, comperano latte italiano in misura superiore (60% contro il 50%). Il problema di Parmalat è di avere un margine troppo basso, perché la percentuale di latte ad alto valore aggiunto sul totale è poco più del 10%, mentre Lactalis l’ha portata al 40% in Francia e addirittura all’80% in Spagna.
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→ aprile 15, 2011

La crescita risolve i problemi di bilancio. Ma le politiche per la crescita non hanno un beneficiario diretto. Per questo i politici preferiscono politiche che avvantaggiano interessi organizzati, o che suscitano emozioni, o che hanno visibilità. La ricetta per la crescita invece molto sovente consiste, più che nelle cose da fare, in quelle da non fare.
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→ aprile 12, 2011

«Se è caro dev’essere strategico»: la battuta sarcastica di un manager per un’acquisizione discussa, mi ha reso diffidente. Usato in modo proprio, «strategico» qualifica come razionale un piano volto a un obiettivo; ma a volte si usa al contrario, per giustificare l’obiettivo e far passare per razionale il piano per raggiungerlo.
È il caso del piano antiscalate che l’Economia sta approntando: sembra razionale a patto di dichiarare strategico l’obiettivo dell’italianità.
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→ aprile 12, 2011

di Isabella Bufacchi
La fortezza che custodisce il risparmio postale, la Cassa depositi e prestiti, da ieri opera anche come holding perché può «assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale». Direttamente o indirettamente, tramite veicoli societari o fondi di investimento, anche con risparmio postale. Così recita la modifica allo statuto approvata all’unanimità dall’assemblea straordinaria degli azionisti, convocata in gran fretta per recepire il decreto legge entrato in vigore nei giorni scorsi e ispirato a voglie anti-scalata sulla vicenda Parmalat-Lactalis.
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→ aprile 12, 2011

di Isabella Bufacchi
La mission della Cassa depositi e prestiti è rimasta invariata dal 1850, anno della fondazione, a oggi: l’istituto di via Goito opera da sempre senza deviazioni nell’interesse generale pubblico, per il bene del Paese e della comunità, a sostegno dello sviluppo e dell’economia. Attinge storicamente e prevalentemente dal bacino del risparmio postale, attorno ai 200 miliardi, e quindi da sempre è prudente negli investimenti e negli impieghi, guardiana del capitale dei risparmiatori. È quindi difficile tracciare una netta linea di demarcazione tra la “vecchia” e la “nuova” Cassa, perché non c’è: persino nell’ultima modifica allo statuto, quella apportata ieri che le consente di acquisire direttamente o indirettamente capitale di rischio in società di «rilevante interesse nazionale», nella grande novità permane l’intramontabile principio di mettere il denaro in investimenti solidi e redditizi.
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