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Archivio per il Tag »Banco di Napoli«

→  dicembre 21, 1996


Proprio mentre i funzionari del Tesoro erano mobilitati a cercare una soluzione al problema del Banco di Napoli, la commissione del sottosegretario al Tesoro Pinza stava elaborando il progetto per il riassetto delle banche possedute da Fondazioni. Da un lato si contabilizza il disastro dell’istituto partenopeo e ci si affanna a trovare i rimedi per porvi riparo; dall’altro si analizzano le disfunzio­ni del nostro sistema creditizio, e si avanzano proposte per risolverlo.

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→  aprile 2, 1996


«Liberisti battete un colpo», ha chiesto «Il Sole 24 Ore» del 27 marzo, traendo spun­to dalla «liquidazione im­propria sotto l’urgere del crack» predisposta dal Teso­ro per il banco di Napoli. Interrogandosi, alla fine, su quale sarebbe stata la posizione del Polo e dell’Ulivo di fronte alla vicenda, para­digmatica del perdurate dei salvataggi pubblici a fronte di disastri pubblici.

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→  febbraio 1, 1996


Se il soccorso al Banco di Napoli fosse avvenuto con l’ingresso di un socio privato, avrebbe aumentato le risorse (finanziarie e manageriali) disponibili, e reso credibile il piano di indispensabile ristrutturazione aziendale; invece il rifinanziamento mediante emissione del prestito obbligazionario postula una difficile ristrutturazione per forze endogene, i cui tempi e modalità divengono difficilmente programmabili, mentre gli orizzonti temporali si allungano e diventano meno certi. Definire tale intervento di mercato è poi dubbio, per la presenza della Cassa Depositi e Prestiti e per la reale rispondenza di tale operazione agli interessi degli azionisti delle banche coinvolte. Così ha detto il professor Donato Masciandaro della Bocconi sul Sole del 10 dicembre: e non si saprebbe dir meglio.

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→  ottobre 23, 1995


Che il proprietario di un’azienda in dissesto cerchi chi gli dia capitali per sopravvivere, è naturale. Che nel nostro paese il primo a cui ci si rivolge per aiuto sia il governo, è risaputo. Che ciò venga addirittura preteso, e da chi ancora ieri rivendicava orgogliosamente la propria indipendenza dal mondo pubblico, è solo una contraddizione. È quella in cui incorrono gli amministratori della fondazione che controlla il 72 per cento del Banco di Napoli.

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