Col maggioritario il voto è diventato mobile; ridottosi il potere delle segreterie dei partiti, è diminuito il valore dell’appartenenza; diventa determinante la figura del leader, che riverbera su tutta la formazione politica la luce della sua notorietà. Viviamo una situazione di transizione: accanto a Forza Italia, tutta identificata con il suo leader, convivono le forze ancora organizzate come partiti che ritengono di essere meno toccate dal processo di mobilizzazione dell’elettorato. Per i popolari. la loro anomala collocazione, rinvia ad una probabile instabilità. Paradossalmente, è proprio l’area di sinistra-centro, da cui più forte è venuta la spinta al cambiamento verso il maggioritario, quella che meno ha saputo darsi un’organizzazione coerente con il nuovo sistema: né partito tradizionale, né movimento illuminato da un leader. E la strategia di tutta l’opposizione dipende dal problema di dare unità e peso a quest’area.
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