È vero che il titolo posto all’articolo (“La corsa alle privatizzazioni è costata allo Stato 40 miliardi”) non corrisponde al testo, dove Ettore Livini riconosce “i vantaggi economici non quantificabili” dell’averci consentito di agganciare l’euro, oltre ad aver generato “valore nelle ex-imprese statali” e contribuito “a sviluppare il sistema finanziario e ad ammodernare lo Stato”. Vorrei tuttavia fare la mia parte per dare “credibilità e qualità […] valori che i lettori cercano nella stampa” (come recita il titolo nella stessa pagina) aggiungendo un paio di chiose.
Il “tesoretto”, lo dice anche l’occhiello, è “virtuale”, nel senso che ex post siamo tutti poverissimi rispetto a quello che avremmo potuto fare; ma nel senso di risparmio in interessi sul debito, quello è reale. E mentre i dividendi futuri sono incerti, i risparmi sugli interessi sono sicuri. Se di mera contabilità pubblica si trattasse e non di apertura del mercato, è il grafico stesso a consigliare di vender subito quanto meno Leonardo e Poste che non pagano dividendi generosi. Ma qualunque sia la logica una cosa è certa: chiudere al più presto sia la vicenda Alitalia sia il contenzioso su ILVA.
Dopo i no-vax, no-tav, no-triv non abbiamo certo bisogno di un no-priv, per giunta postumo.
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novembre 12, 2017