→ marzo 21, 2018

di Franco Debenedetti e Nicola Rossi
Uno di noi li ha perfino chiesti, i voti per il PD: ma non sono arrivati. Anzi sono stati troppo sotto la soglia, non diciamo delle rodomontate fake, ma anche delle speranze di essere una news. E così il 5 marzo l’Italia si è svegliata e si è trovata bipolare. Non si vede per quale motivo questo dovrebbe essere un risultato provvisorio destinato ad essere ribaltato, vuoi da una nuova votazione, vuoi dalle non rassicuranti prospettive dei possibili futuri governi. Neppure si vede perché questo dovrebbe essere un male, in un paese che non ha, e probabilmente non avrà, un sistema elettorale alla francese.
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→ marzo 9, 2018
Intervista di Alessandro Rossi a Franco Debenedetti e Pietro Ichino
Ing. Debenedetti, quali sono le origini di questo rapporto?
Sono ormai undici anni che l’Istituto Bruno Leoni realizza questo lavoro che ha come obiettivo l’analisi del livello di apertura del mercato del nostro Paese, la sua evoluzione o involuzione nel corso del tempo ed il confronto con il resto d’Europa. Tutti gli esercizi di questo genere, in cui si mettono a confronto mercati e paesi diversi, ciascuno con le proprie specificità, e quindi dove si sovrappongono elementi quantitativi e qualitativi, e sono il risultato di scelte politiche ed economiche, sono soggetti a critiche di natura metodologica. Che però decrescono con gli anni: l’accumularsi dei rapporti nel corso del tempo tende ad annullare gli errori. Più sono gli anni, e qui sono ormai 11, più questo lavoro di analisi diventa prezioso per fornire indicazioni sulla strada che ciascun Paese deve seguire per dare più e migliori servizi ai suoi cittadini.
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→ marzo 3, 2018

Al direttore
Ieri ho preso la tessera del Pd. In questa desolante vigilia elettorale, una sola cosa positiva mi sembra da augurarsi: che il Pd prenda più voti.
→ febbraio 25, 2018

La vicenda Embraco conferma quanto diceva il Nobel Samuelson della teoria dei vantaggi comparati di David Ricardo, essere vera ma non banale: confermata da 199 anni, non è tuttora compresa anche da persone intelligenti. I Paesi, dice Ricardo, traggono vantaggio dallo specializzarsi nella produzione dei beni in cui sono più efficienti relativamente ad altri beni: dovrebbero vendere all’estero le eccedenze dei primi, e importare i secondi. Le multinazionali sono tali perché, a differenza dalle aziende puramente esportatrici, hanno messo in pratica la teoria di Ricardo. E sappiamo cosa ha significato questo per la povertà nel mondo. “Gioco al massacro, concorrenza distruttiva, gara al ribasso da cui usciamo tutti impoveriti”, come scrive Federico Rampini? (Embraco i veri padroni del gioco, la Repubblica, 20 Febbraio 2018). Non addossiamo alla vicenda Embraco, oltre alle colpe specifiche che possono esserci, anche quella di una lettura così paradossale, e datata, delle vicende del mondo.
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→ febbraio 15, 2018

Che il proprietario dell’incumbent – Trenitalia – abbia ritenuto di insegnare a quello del concorrente e newcomer – Italo – la scelta da fare, tra vendere agli americani di Global Infrastructure Partners oppure quotarsi a Piazza Affari, è stato del tutto irrituale, ma senza gravi conseguenze. Grave sarebbe se ora succedesse il contrario, e cioè se il proprietario di Ferrovie non volesse far tesoro (il gioco di parole è irresistibile) di quello che la vicenda ha da insegnare: a lui e all’opinione pubblica.
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→ febbraio 13, 2018

Sir, According to Bill Emmott (“Five Star struggles to be Italy’s agent of change”, February 9), the Five Star Movement is the Italian En Marche. It might be appropriate to recall some of its proposals for the upcoming election.
It wants to repeal the Fornero pension reform, which in 2011 saved Italy, then on the brink of bankruptcy, and reduce the age of retirement; to abolish mandatory vaccination of children; to allow the deficit to rise above 3 per cent of gross domestic product and to abolish commitment to a balanced budget (a constitutional mandate which has never been obeyed). On public debt its “theory” is that it is a macroeconomic problem only because it is denominated in euros: it therefore proposes to redenominate it in lire, placing the Bank of Italy once more under the control of the Treasury, obliging it to buy the debt that would not be financed by the market.
If these policies resemble those of Emmanuel Macron’s movement, your previous reporting on French politics seems less than accurate.
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