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→  maggio 11, 2021


Al direttore.
Che sulla testa dei paesi poveri si giochino partite che riguardano gli equilibri politici di quelli ricchi non è una novità. Succede negli Stati Uniti, dove la retorica dei vaccini-bene-comune, per cui le aziende che hanno inventato i vaccini contro il Covid devono rendere disponibili le loro invenzioni gratuitamente a tutti, è usata come ammonimento a Big Pharma nelle negoziazioni col governo sui prezzi per le forniture di farmaci in generale. Iniziativa colta al balzo in Europa da chi vuole segnare un punto nella battaglia per “reset il capitalismo”, e coprire le proprie magagne “erogando e welfareggiando a più non posso”, per dirla con l’elefantino. Sarebbe meno “virtuoso” ma più efficace ricordare che in un mondo che comunque è diventato globale, per raggiungere l’immunità di gregge deve vaccinarsi il mondo intero.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  aprile 27, 2021


Intervista di Michele Masneri a Franco Debenedetti

L’Olivetti. Sottsass. In affitto da Agnelli. E l’esperienza dell’Interaction Design Institute. Parla Franco Debenedetti

Poche persone si conoscono appassionate di design come Franco Debenedetti: manager, intellettuale, ex senatore. E poi ancora collaboratore del Foglio, dandy, fratello di, fashion victim impeccabile nei suoi completi Prada.

Una vita segnata dall’Olivetti, di cui fu amministratore delegato quando il fratello Carlo De Benedetti (sì, staccato) ne era il padrone. E lì, il nume tutelare di Ettore Sottsass, di cui Debenedetti è cultore: gli ha fatto disegnare le sue case, e compra spasmodicamente vasi Memphis, beato lui, di cui mi manda le foto. Incontro fatale a Ivrea. “Non lo scoprii certo io. Me lo ritrovai in azienda, e ebbi modo di lavorarci insieme. Io ero a capo del progetto Synthesis, i mobili per ufficio, e gli feci disegnare alcune cose. Sono gli anni leggendari della diarchia, Sottsass e Bellini. Poi vidi la meravigliosa casa che fece per Roberto Olivetti, figlio di Adriano”.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  aprile 13, 2021


Il viaggiatore che, sceso dall’aereo a Londra di prima mattina mercoledì 18 settembre 2019, avesse preso la sua copia del «Financial Times», avrebbe strabuzzato gli occhi: su una copertina giallo canarino, a caratteri cubitali, come il famoso “Fate presto” del «Sole 24 Ore”, solo un titolo: “Capitalism. Time for a reset”. Reset si traduce con ripristinare o con azzerare: per ripristinare il capitalismo, sostiene l’editoriale all’interno, bisogna azzerare la dottrina dello shareholder value e adottare i princìpi dello stakeholderism e degli investimenti Esg (Environmental, social and governance). È un esplicito cambio di paradigma di governo societario: rinnega il principio reso popolare da Milton Friedman, per cui una e una sola è la responsabilità sociale dell’impresa: fare quanti più profitti possibile, purché «nel rispetto delle regole fondamentali della società, sia quelle incorporate nelle sue leggi, sia quelle dettate dai suoi costumi etici».

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  aprile 10, 2021


Al Direttore.

“In the future everyone will be world-famous for 15 minutes”. Parafrasando il detto warholiano, d’ora in avanti ogni azienda sarà strategica per 15 giorni (il tempo di applicare il Golden power).

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  aprile 7, 2021


di Carlo stagnaro e Franco Debenedetti

La gestione privata è il bene da preservare, distinguendo tra gestore e controllore. Nella concessione i difetti della governance. Una soluzione possibile: Aspi al Tesoro e non alla Cassa.

La nazionalizzazione di Autostrade appare ormai un passaggio obbligato. Sarà temporanea ed esplicita, o permanente e non dichiarata? La scelta che farà Mario Draghi avrà effetti di lungo termine: per gli assetti industriali del paese e per il giudizio sul suo governo. Attualmente, il pallino è in mano agli azionisti di Aspi: entro metà maggio l’assemblea dovrà esprimersi sull’offerta della Cassa depositi e prestiti. Se verrà accettata, il governo ancora una volta si troverà impiccato a scelte compiute prima del suo insediamento. Quella che noi consideriamo la via maestra – intervenire sulla governance e le regole del settore, senza interferire con gli assetti proprietari – appare difficilmente percorribile. Per un motivo politico: il Movimento 5 stelle fa del cacciare i Benetton un tema identitario. E per un motivo economico: la revoca della concessione ad Aspi impone penali proibitive. Anche se, finora, Aspi non ha impugnato decisioni ben più gravi, come la revisione retroattiva delle penali: se l’assemblea dicesse no alla Cassa, e il M5s facesse buon viso a cattivo gioco, non è detto che non si potrebbe arrivare alla revisione della concessione senza esborso di denaro dei contribuenti.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 31, 2021


Stato & Mercato

C’è voluto del tempo per smaltire, almeno in parte, il populismo, cresciuto parossistico sulla tragedia del crollo del ponte di Genova. Alcune criticità sono diventate evidenti e rimediabili: ad esempio quella dei margini molto elevati che le precedenti concessioni lasciavano al concessionario, in via di risoluzione man mano che i metodi tariffari convergeranno verso lo standard definito dall’Autorità. Altre risentono ancora di quella temperie: ad esempio quella relativa agli assetti proprietari, dove sembra prevalere l’idea di fare acquistare ASPI da CDP. Lungi dall’essere una soluzione, sarebbe invece un grave, duplice errore: perché così il perimetro dell’intervento dello Stato si amplierebbe significativamente, inglobando una struttura privata rilevante per dimensione e per importanza. Ma soprattutto perché verrebbe fatta passare come risposta ai problemi sistemici che il crollo ha messo in luce. Sistemici, perché Genova non è il solo caso di crollo verificatosi sulla rete stradale, anche là dove non era di proprietà privata. Perché si verificano i crolli? Che cosa si deve fare per evitare il che si ripetano? A queste domande la nazionalizzazione non offre risposte.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore