Non sparate sul premier

ottobre 3, 2003


Pubblicato In: Giornali, Panorama


La sinistra non deve criminalizzare il governo per riconquistare voti

L’ottimismo fa parte del kit di sopravvivenza del riformista. Il qual riformista, osservando la caduta verticale del correntone, la folgorazione municipale di Sergio Cofferati, il “tutti giu’ per terra” dei girotondi, scorgendo il consolidarsi del consenso verso i progetti di liste uniche oggi e , forse, di partiti riformisti domani, incomincia a pensare che le condizioni per intercettare a proprio vantaggio le delusioni di chi ha votato la Casa delle Libertà si stanno forse materializzando.

Gli ha perciò fatto l’effetto di una doccia fredda il “Documento unitario delle opposizioni su lavoro, pensioni, inflazione”, tre pagine di proposte firmate , dopo due riunioni congiunte, dai responsabili per i temi lavoro e welfare di un arco di forze politiche che vanno dal’UDEUR a Rifondazione, passando ovviamente attraverso Margherita e DS. Non mancava neppure l’Italia dei Valori. Avversione incondizionata alla Legge Biagi, negazione della necessità stessa di mettere mano alle pensioni, una nuova “questione salariale” come risposta in tema di inflazione, azione pubblica di sostegno ai settori strategici dell’economia: così, tanto per capirsi.
Per carità, il documento è settoriale, e in quei casi la “deformazione professionale” prende la mano; l’ampiezza delle posizioni politiche rappresentate ne fa più il comunicato di un convegno culturale che un documento politicamente impegnativo: non e’ il caso di drammatizzare.
Ma neppure di minimizzare. Perché, se son veri i segnali di cui si diceva all’inizio, allora si dovrà da subito metter mano a definire l’immagine, la cifra politica con sui L’Ulivo si presenterà alle elezioni del 2006. Che non potrà essere quella con cui vincemmo nel 1996, men che mai una specie di “1996 parte seconda: la vendetta”. Guai se, invece di guardare avanti, si cedese alla tentazione di rimettere le lancette dell’orologio indietro ( di 10 anni!), se invece di pensare alla riforme che Berlusconi o non ha fatto o ha lasciato incompiute, si pensasse a disfare tutto quello che ha fatto: dalla legge Biagi alle imposte di successione.
Girava qualche tempo fa un film “Deconstructing Harry”. In Italia l’avevano chiamato “Harry a pezzi”. Se vogliamo catturare gli elettori delusi da Berlusconi, e “fare a pezzi” la sua coalizione, una cosa da evitare e’ proprio quella di “decostruire Silvio”.

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