Messaggio a Colaninno (E ai politici in erba)

marzo 26, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

“Ecco cosa dovresti dirgli” Stavo guardando Annozero, perché c’era Matteo Colaninno, ai suoi debutti da candidato, che affrontava personaggi del calibro di Giulio Tremonti e di Fausto Bertinotti, oltre a Michele Santoro. Tremonti e Bertinotti sono due star della dialettica, dispongono di un collaudato repertorio che ravvivano con fulminee invenzioni, sono spietati nel tenere la parola senza concedere all’interlocutore spazi per inserirsi. Grillo, il cui filmato crea il clima per la trasmissione, è una forza della natura.

Tutti (e Santoro non è da meno) hanno un ego smisurato. È il loro ego ad esigere che si distinguano dall’ovvio con l’eterodossia e il paradosso. Ed è il loro ego a dargli la sicurezza di prevalere con l’abilità dialettica, la sferzante ironia, l’autorità riconosciuta.

Ecco il mio “consiglio ai debuttanti”: non accettate battaglia sul loro terreno, dite che, su quello specifico tema, le posizioni sono così irrimediabilmente distanti da rendere inutile confrontarle. Al paradosso opponete un problema diverso, reale ma banale, importante ma quotidiano. Il trucco è spaesarli, obbligarli a scendere dalle altezze stratosferiche delle riflessioni cosmiche e farli atterrare sulla pianura del buon senso: tenere a digiuno il loro ego.

È quello che faccio con il mio amico Gianni Vattimo, quando vuol convincermi che è stata la CIA a far crollare le torri gemelle, e che lo sbarco dell’uomo sulla Luna è una fiction televisiva della NASA. Mi guardo bene dal lasciarmi attirare nella trappola, lo sto ad ascoltare e gli chiedo se vuole ancora un po’ di tagliatelle fatte in casa o come trova il Barbaresco del ‘99 che ci stiamo gustando: si ritorna subito a parlare di religiosità e di cultura di massa, di pensiero debole e di passioni forti. Quando Tremonti dice che l’Europa deve chiudersi alla Cina, e che patiamo anni di dominio del pensiero unico liberista (ma quando? forse me li son persi); quando Bertinotti afferma che non si deve perseguire la crescita del PIL, perché bisogna che il mondo produca e consumi di meno; quando Grillo pensa che siamo tutti (tranne lui) cretini perché non usiamo fotovoltaico e pompe di calore come in Germania: in quei casi bisogna mettere a verbale il proprio disaccordo, e subito buttare sul tavolo un altro tema, che si distingua per la piattezza del suo elementare ma condivisibile buonsenso. Bisogna pensare che Grillo è un attore eccezionale, che Bertinotti è stato un ottimo presidente della Camera, che Tremonti all’Economia ha gestito con perizia le crisi economiche, e che è principalmente grazie a Vattimo se nel mondo si parla della filosofia italiana degli ultimi decenni. Alimentare un ego robusto alla fin fine non è neppure un peccato capitale.

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