L’ultimo gettone dell’Italia

novembre 10, 1993


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


La brusca flessione registrata’ ieri dai titoli Sip e Stet è un segnale di allarme che sarebbe superficiale sottovalutare. Esso è tanto più eloquente se rapportato al reale contenuto della notizia: l’ipotesi di un accordo futuro e parziale (perché limitato alla sola trasmissione dati) tra France Telecom e la tedesca Telekom, con le apertura all’americana At&t. Questa reazione certo si inserisce nel generale nervosismo dei mercati. Ma a questo tono di fondo si è sovrapposta ieri la preoccupazione che alla fine ci si trovi a privatizzare un bene (il monopolio delle telecomunicazioni) che ha perduto il suo valore.

Il mondo delle telecomunicazioni sta cercando il proprio assetto sotto l’azione di forze a volte contrastanti: quella tecnologica, per la sempre maggiore importanza della trasmissione dati e la sua possibile integrazione con la trasmissione voce; quella della globalizzazione dei mercati la deregolamentazione per dar vita ad un mercato realmente competitivo. Si prevede che alla fine, nel mondo, ci sarà spazio al massimo per cinque vettori: certamente At&t, British Telecom più Mci, la giapponese Ntt, probabilmente un altro americano: e forse, un vettore europeo, come sperano Francia e Germania unite. In questo quadro il valore del controllo monopolistico dell’accesso alle singole aree locali, (l’Italia per la Stet) corre il rischio di essere marginalizzato e di perdere di valore; a meno di volere imporre, in logica protezionista e insostenibile, un indebito pedaggio agli utenti locali.
L’unica strategia possibile pare quella di giocare il valore del monopolio per inserirsi in un accordo globale, magari tenendo anche a mente gli interessi degli utenti nazionali: Ma per attuare questa strategia ci vorrebbero chiarezza di idee e velocità di esecuzione. Alla Stet erano state offerte ipotesi di accordo analoghe all’inizio dell’anno, ma si volle aspettare, incredibilmente, il varo di Italia Telecom, per trattare, così si disse, da posizione di maggior forza.
Anche l’acquisto di Italsiel, che pure potrebbe in teoria avere una sua logica, appare un’operazione che ha distratto risorse e attenzione dai veri problemi strategici
Per non parlare del nodo Italtel. Si stanno delineando nel mondo due linee di tendenza, una che vede emergere i vettori puri, l’altra quelli che dispongono anche di capacità di fabbricazione di apparecchiature, i nodi di switching. E’ questo il caso di At&t, e potrebbe rientrare nelle ambizioni di Alcatel, se le riuscirà di avere un ruolo importante nella privatizzazione di France Telecom. Ma anche qui l’accordo Italtel e At&k è stato usato in misura difensiva di non si sa quali valori nazionali.
Per rientrare nel gioco basterebbe avere, in sede aziendale, la compattezza organizzativa che consente decisioni rapide, la disponibilità a giocare le proprie carte nel mercato anziché la preoccupazione di spremere gli ultimi vantaggi dal monopolio: e in sede politica, la convinzione che gli interessi degli utenti e degli azionisti non possono essere sfruttati per difendere ruoli e posizioni. Non si può fare la fine dell’ultimo giapponese nella giungla.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: