Lo "scambio indecente" blocca la sinistra

dicembre 13, 2002


Pubblicato In: Giornali, Panorama


L’errore dell’opposizione? Pensare solo al Cavaliere, che estende la sua influenza

Enorme il polverone suscitato dalla proposta degli Agnelli di sostituire il vertice Fiat. Si é immediatamente aperto uno scontro tra il Governatore Fazio e le banche creditrici da una parte, Mediobanca dall’altro. E gli si é affiancata una polemica tutta politica sul ruolo di Berlusconi. Ma é singolare che non si parli dell’unica cosa che conta, quella da cui dipende tutto il resto: per scongiurare che la crisi dell’auto mandi a picco la Fiat, é meglio il piano Fresco o il piano Mediobanca?

Di quest’ultimo non si sa nulla: il “polo del lusso” con Ferrari Maserati e Alfa, é un interessante diversivo, ma industrialmente é poco più di un franchising: assemblare 300.000 vetture all’anno con motori e scocche prodotte da VW, non compensa gli oltre 2 milioni di vetture che Fiat ha la capacità di produrre. L’alternativa strategica è quella che Fiat non ha ancora risolto chiaramente: salvare l’auto, anche se ciò costasse sacrificare gran parte del gruppo, oppure liberarsi a qualunque costo dell’auto, pur di salvare il resto? Il piano
Fresco non é esplicito al riguardo: l’interpretazione prevalente é che esso miri a passare il testimone, e a esercitare nel 2004 il put vendendo l’auto a GM. Ma quando si perde quota ogni mese, é difficile da un lato chiedere fiducia dei clienti, dall’altro lasciare capire che l’azienda sta per passare di mano. Se l’azionista si convince che un
piano é sbagliato, lo cambia; e manda via chi l’ha proposto. Purtroppo questo non vale a far rientrare i 6 miliardi di $ che, per quel piano, sono stati spesi in acquisizioni, e che oggi servirebbero per rilanciare l’auto.
Quanto alle banche, proprio l’eventuale fallimento del piano Fresco consegnerebbe l’intera azienda nelle loro mani, tramite la conversione del loro credito in azioni. Non va loro bene che sia qualcun altro a gestire la ristrutturazione, tanto meno quel Maranghi, che inseguono dalla morte di Enrico Cuccia, per sedersi sulla sua seggiola, e sulle partecipazioni industriali che da lì si controllano. Così attaccano il suo piano – presunto, perchè non lo si conosce- e difendono il piano Fresco – che però non convince nessuno. La loro sola preoccupazione
dovrebbe invece essere che si riducano le perdite di Fiat SpA: da questo dipende la bontà dei loro crediti, non dalla parola di Fresco.

Venendo alla politica, a insospettire il centrosinistra é il timore di uno scambio indecente. E cioè che Mediobanca possa traghettare nell’orbita degli interessi del Cavaliere, quelli personali e/o quelli politici, Corriere e Generali, (la cui indipendenza, peraltro, Mediobanca ha finora sempre difeso). Il pericolo c’è: ma per scongiurarlo bisogna distinguere le cose certe dalle eventuali conseguenze. La cosa certa é che, a tal fine, il governo dovrebbe
incominciare col mettere in atto interventi di “politica industriale” o di “politica sociale” (compatibili con le risorse del Tesoro, le norme di Bruxelles, il giudizio dei mercati, il consenso dei sindacati); la cosa certa é che Fiat finirà per doversi disfare anche di partecipazioni strategiche se non risolve il problema auto. Le eventuali conseguenze,
del riassetto del capitalismo italiano e del ruolo che la politica dovesse esercitarvi, sono tutt’altro capitolo. Se il centrosinistra, invece di individuare e al limite promuovere iniziative diverse, private o pubbliche, che servano a salvare la nostra maggiore industria, fa opposizione solo additando la possibilità di uno scambio che estenda
l’area di influenza del Cavaliere, gli regala per certo di apparire agli occhi degli italiani come il salvatore della Fiat.

Da quando la Fiat ha annunciato il suo piano di ristrutturazione, abbiamo avuto scioperi blocchi stradali e ferroviari; la minaccia di insubordinazione dei 61 parlamentari siciliani di Forza Italia; apocalittiche previsioni sul futuro di un’Italia senza fabbriche di auto. E’ bastata la notizia dell’uscita di Fresco e dell’ingresso di Bondi: e al posto dei cassintegrati di Termini Imerese sono entrati in scena giornalisti di Via Solferino; al posto del pericolo General Motors padrona di Fiat Auto, c’è quello di Mediolanum nel Consiglio di Generali; invece del rischio di sofferenza per il credito concesso dalle banche, c’è la loro sofferenza nel vedere Maranghi sfuggire all’assedio.
Veramente diabolici, al limite del soprannaturale, i poteri di Mediobanca.

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