La politica. Chi ha vinto

settembre 19, 2008


Pubblicato In: Varie

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Intervista a Franco Debenedetti

«C’è da mettere le bandiere fuori». Franco Debenedetti si spinge fino al limite del paradosso. «Quella di oggi è una buona notizia. Non perché è fallito un piano proposto dal centrodestra, anche se è stato un errore non accettare l’offerta di Air France. Né alludo alla validità del piano, che mi sembrava l’unico capace di assicurare un futuro. La buona notizia è un’altra: si è detto no a quello che la determina, soprattutto di certi sindacati».

C’è dunque un modo per fissare la data di ieri come un passaggio storico. Almeno secondo l’analista torinese, che guarda oltre il baratro della compagnia aerea e intravede una svolta nella storia dei rapporti sindacali: «Quello che è successo risulterà importante anche per gli altri contratti che si dovranno stipulare nei prossimi mesi. Dite che il fallimento di Alitalia è un prezzo troppo alto da pagare? Che non vale quanto una riforma degli equilibri tra impresa e lavoro? Ma io credo che il Paese avesse già pagato un costo altissimo, decisamente insostenibile, e mi riferisco ai 5 miliardi sprecati a causa delle rigidità sindacali.

Non si poteva pretendere di più, secondo l’ex senatore ds. È irragionevole pensare che l’offerta della Cai dovesse essere più generosa. Soprattutto, dice, «è fuori dalla realtà: prendersela con il piano degli azionisti significa rifiutarsi di guardare le cose per quelle che sono. Nel lungo termine la prospettiva era nota, consisteva in quella che Colaninno ha delineato fin dal primo giorno: vale a dire la fusione con una delle tre grandi compagnie intorno alle quali ruota il mercato europeo».

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