Il protezionismo ai tempi del Papa Re: la scomunica

aprile 10, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Quando ancora non c’erano i raffinati multilama vibranti, radendosi poteva succedere di dover ricorrere a uno stick emostatico di allume. Questo minerale ebbe eccezionale importanza nell’economia europea tra il 1400 e il 1500. La sua storia presenta sorprendenti analogie con temi di cui molto oggi si parla, la minaccia delle importazioni a basso costo e dell’immigrazione: soprattutto le “radici cristiane “ dell’Europa.

L’allume serviva per colorare tessuti e conciare pelli, lo facevano venire dall’Asia Minore appaltatori italiani. Uno di loro, tal Giovanni da Castro, cacciato da Costantinopoli dopo la presa da parte di Maometto II, trovò dei giacimenti nel Lazio. Papa Paolo II Barbo, per proteggersi dalle importazioni a basso costo dal (medio) oriente, emanò una bolla che imponeva a tutti i cristiani di acquistare solo il suo “allume delle Crociate”: serviva a finanziare una crociata contro i Turchi, diceva (ma era anche gran collezionista di statue, gioielli e bei giovani). Dazi? Gabellieri? Lui aveva uno strumento a costo zero e di penetrante potenza: la scomunica. C’erano cave anche in Campania: il Papa si impegnò a versare una somma annuale a re Ferdinando d’Aragona perché i napoletani non lavorassero e lasciassero stare l’allume dov’era. Cinquecento anni prima della Cassa del Mezzogiorno!

Nel 1500 Agostino Chigi si comprò l’appalto, 34.000 ducati l’anno per 12 anni: ma nel solo 1520, grazie all’esportazione nei paesi dei protestanti “mercatisti”, Fiandre e Inghilterra, l’utile fu di 300.000 ducati. Insofferente della inefficiente gestione statale del porto di Civitavecchia, compera da Siena la fortezza di Port’Ercole e si fa il suo porto privato. Paga perché non si lavori nelle miniere di Agnano, presso Napoli (ormai era diventata un’abitudine). Facendo concedere il diritto di asilo a chi lavora in miniera, assume ergastolani e delinquenti, turchi e sassoni, e così abbassa il costo del lavoro; i paesi vicini protestano, e lui gli costruisce le case, e, perché pensino alla loro anima, la chiesa della Madonna della Sughera.
Dopo la sua morte le cose andavano meno bene e Paolo III Farnese, quello del Concilio di Trento e del ritratto del Tiziano, emanò un’altra bolla. Oltre alla scomunica, anche il divieto di fare testamento: una tassa di successione del 100% che Warren Buffett e Bill Gates manco se la sognano.
Con l’allume si arricchirono mercanti olandesi e banchieri italiani, i Chigi, i Medici, gli Olgiati; quelli si maceravano cercando il segno della predestinazione divina, questi contavano sull’indulgenza perpetua; quelli nelle loro nude chiese coi corali di Schütz, questi nelle chiese del Bernini e con le musiche di Carissimi.
Commisero qualche peccato capitale? Sono le “radici cristiane” dell’Europa.

Per chi volesse sapene di più, ecco alcuni riferimenti bibliografici:

- Jean DELUMEAU, L’alun de Rome, Paris 1968;
- Metalli, miniere e risorse ambientali. il territorio dei Monti della Tolfa tra Medioevo ed età contemporanea, a cura di Franca Fedeli Bernardini, Roma 2000;
- Gino BARBIERI, Industria e politica mineraria nello Stato Pontificio dal 400′ al 600′, Roma 1940;
- Charles SINGER, The earliest chemical industry. An essay in the historical relations of economics and technology as illustrated from the alum trade, London 1948;
- A. SAPORI, Monopolio e pratiche capitalistiche: l’allume nel Quattrocento, Firenze 1955-67.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: