→ giugno 26, 2019

Come si sceglie il sovrintendente di una grande istituzione culturale? La Scala è un elemento portante della Milano che mai come oggi sa attrarre intelligenze e capitali; la qualità del suo prodotto e il buon funzionamento della sua organizzazione contribuiscono all’immagine positiva dell’Italia. Andrebbe quindi scelto come si fa col capoazienda di una grande impresa: considerando i risultati del passato e chiarendo che cosa si vuole per il futuro. E poi, se del caso, chiedendo a un cacciatore di teste di individuare candidati coerenti con un certo profilo.
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→ maggio 31, 2019

C’è grande attesa per vedere quali saranno, dopo le elezioni, i rapporti tra Lega e Movimento5Stelle: se continuerà la conflittualità esasperata, la rottura del “contratto” e nuove elezioni, o se si troverà un nuovo equilibrio che traduca i rapporti rivelati dalle urne in pesi nelle decisioni governative. Il compito di fornire qualche segnale di quello che ci aspetta è toccato al disegno legge di conversione del decreto legislativo “sblocca cantieri”.
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→ maggio 18, 2019
Intervista di Antonio Gnoli
La fuga in Svizzera nel 1943 per salvarsi dal nazifascismo, la laurea in ingegneria e la passione per la musica. Il lavoro in Olivetti con il fratello Carlo e la volta che dissero no a Steve Jobs: “Sbagliammo? Oggi è facile dirlo, ma era un modello non esportabile in Italia”

Le Tappe
La famiglia
Franco Debenedetti nasce nel 1933 a Torino. La famiglia paterna appartiene alla comunità ebraica di Asti e nel 1943 si rifugia in Svizzera.
La politica
Dopo la laurea in ingegneria, lavora nell’azienda paterna, alla Fiat e poi all’Olivetti. Nel 1994 viene eletto al Senato, vi rimarrà dodici anni
I libri
Tra i suoi titoli: Scegliere i vincitori, salvare i perdenti (Marsilio), La guerra dei trent’anni, scritto con Antonio Pilati (Einaudi), Il peccato del professor Monti (Marsilio)
Con quel ciuffo, che pare un’onda bianca che si infrange sullo scoglio, Franco Debenedetti conserva tracce giovanili. È magro, alto, con mani grandi e polsi da catena di montaggio. Franco è il fratello di Carlo De Benedetti, presidente onorario del Gruppo Editoriale Gedi, proprietario di Repubblica:«Abbiamo lavorato a lungo insieme, momenti entusiasmanti, e anche duri. È la vita dell’imprenditore, satura di rischi», dice Franco. Chiedo se lui si senta imprenditore. Mi guarda perplesso poi precisa: «Preferisco definirmi un teorico dell’impresa. Ho scritto libri sulla politica industriale, detestando e criticando il modo con cui spesso è stata gestita».
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→ maggio 17, 2019

Al direttore.
Vent’anni fa le grandi banche svizzere accettarono di versare $1,25 miliardi ai sopravvissuti ai campi di sterminio per chiudere la vertenza sui fondi di giacenza di superstiti dell’Olocausto o dei loro discendenti. Le banche erano incolpate di non aver ricercato o di non averlo fatto con adeguati mezzi e impegno, gli aventi diritto, se c’erano, di quei fondi. Fondi dormienti sono anche quelli depositati presso le banche italiane. Ovviamente nessun paragone, ma solo analogia in una questione giuridica.
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→ maggio 14, 2019

Quando vincono le priorità della politica
Non aver mantenuto sotto controllo pubblico la rete delle telecomunicazioni è l’argomento principe di coloro che considerano la privatizzazione di Stet (Società finanziaria telefonica s.p.a) un grave errore. Non si è persa nessuna occasione per cercare di porvi rimedio: prima, quella di vendere la rete per ridurre il debito, col piano Rovati; poi, quella di completare una società delle reti, mettendola insieme a Terna e Snam; infine, quella di colmare un ritardo del nostro paese nel dotarsi di una rete a banda ultralarga. L’Europa aveva fatto della connessione veloce a Internet una priorità, ponendo un duplice obbiettivo entro il 2020: dare al 100 per cento della popolazione connessione a 30Mbps e avere il 50 per cento popolazione attivamente connessa a 100Mbps. Una lettura drammatizzata della situazione italiana offre all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi la possibilità di dimostrare che lui risolve problemi che altri hanno lasciato trascinarsi: dopo l’Ilva, in stallo con l’Europa la partita banche, è la volta della banda larga. Inizia così una vicenda controversa: ora che se ne delinea il possibile esito, conviene ripercorrerne le tappe e valutarne i risultati.
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→ maggio 8, 2019

Al Direttore.
La chiamano “porn law”: è la legge per evitare che i minorenni possano accedere a siti con contenuti per soli adulti; dovrebbe consentire al Regno Unito di diventare “il posto più sicuro per essere online”. Prevede che a quei siti si possa accedere solo esibendo dati di documenti (passaporti, patenti, carte di credito). A parte l’efficacia del provvedimento (i giovanetti che hanno messo a profitto gli insegnamenti digitali non avranno difficoltà ad aggirarlo usando i Virtual Private Networks; gli altri potranno accedere tramite i social, a cui la norma per il momento non si applicherà) ci sono i rischi derivanti dal mettere in rete dati che consentono di identificare persone adulte. Una delle aziende private che dovranno verificare questi dati appartiene a una società che possiede anche i maggiori siti pornografici; i dati degli utenti potrebbero venire collegati alla loro cronologia di ricerca, e magari rivenduti ad altri.
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