→ maggio 8, 2004

“Malgrado la sfiducia crescente – la RAI viene considerata di parte, Alitalia è da molti reputata un carrozzone – la maggioranza assoluta della popolazione vuole che le due aziende restino in vita sotto il controllo dello Stato”.
“Malgrado la sfiducia crescente – la RAI viene considerata di parte, Alitalia è da molti reputata un carrozzone – la maggioranza assoluta della popolazione vuole che le due aziende restino in vita sotto il controllo dello Stato”. Il sondaggio di Renato Mannheimer pubblicato ieri sul Corriere della Sera è un documento che andrebbe messo nella cartellina dei convegni in cui politici e politologi, industriali e banchieri, insomma la classe dirigente del paese si raduna e discute delle cause del nostro declino come nazione industriale.
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→ maggio 7, 2004
Meglio chiudere un’impresa che distrugge la ricchezza di tutti
Assistendo alle ultime tappe dell’agonia di Alitalia, ripensavo a una singolare “teoria generale del trasporto aereo” che udii esporre da Giulio Tremonti in margine a un convegno, e che egli ripropose, mi vien riferito, in un paio di altre circostanze. Non è così importante, questo più o meno il ragionamento del Ministro dell’Economia, che una compagnia aerea sia in utile: gli aerei sono come gli ski lift, che pèrdono, ma che fanno guadagnare alberghi e ristoranti.
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→ maggio 1, 2004

Non siamo in guerra col mondo arabo, ma non lasciamo l’Iraq ai torturatori
È vero: la Cnn che trasmette le immagini delle torture è la dimostrazione della forza di un sistema liberale e pluralistico che ancora funziona, come quello americano; che siano le amministrazioni stesse a rivelarle e a condannarle, testimonia quanto più forte sia il sentimento democratico rispetto alle deviazioni. E’ vero, ma la cosa non basta a tranquillizzarci.
È vero: il sistema politico giudiziario e mediatico americano si è messo in moto, e i responsabili e i colpevoli, chi ha mancato in negligendo e chi si è insozzato in agendo, pagheranno. È vero, ma la cosa non basta a farci sentire a posto.
È vero, il presidente degli Stati Uniti si è detto disgustato e ha chiesto scusa. Ma non basta, e non basterebbe neppure se il governo americano capisse la necessità del gesto simbolico, far saltare per aria il carcere maledetto dove per decenni Saddam ha praticato sistematicamente la tortura; e se a Rumsfeld facessero capire che un ministro che porta un tale danno all’immagine del suo paese, il men che possa fare è andarsene.
Ci sono immagini che cambiano la storia: la bambina nuda che fugge dal napalm, o l’ufficiale vietnamita che tiene la pistola alla tempia del vietcong. Lo è diventata l’immagine della donna soldato che trascina un iracheno al guinzaglio come un cane, moltiplicata un milione di volte, con la rapidità e la pervasività di internet. Ci vorranno decenni prima che la graphic evidente, le immagini delle torture, cessino di essere causa della frustrazione e dell’umiliazione del mondo arabo di cui scriveva ieri Roula Khalaf sul Financial Times.
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→ aprile 23, 2004

L’Europa rischia di coabitare con il terrorismo
Le date hanno, nella vicenda irachena, una particolare importanza. Quella del 30 Giugno, innanzitutto: secondo il piano americano, quel giorno il potere dovrebbe passare a un Governo provvisorio iracheno. Per l’Ulivo (fino ad oggi), e per gli spagnoli (fino a ieri) è diventato il termine tassativo entro il quale, o il comando politico (per i più intransigenti, anche militare) delle operazioni sarà passato all’ONU, o le truppe dovranno essere ritirate.
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→ aprile 21, 2004

Recensione al libro di G. Rajan e L.Zingales, “salvare il capitalismo dai capitalisti”
“Se mi venisse chiesto quale scoperta abbia più profondamente influenzato le fortune della razza umana, si potrebbe probabilmente dichiarare: la scoperta che il debito è una merce vendibile”. Lo scriveva, oltre un secolo fa, Henry Dunning McLeod: potrebbe essere un exergo per il libro di Raghuram G. Rajan e Luigi Zingales, “Salvare il capitalismo dai capitalisti” (Einaudi).
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→ aprile 20, 2004

Chi non vuole il passaggio di poteri agli iracheni
La questione irachena consegna alla sinistra un compito di eccezionale rilievo. In qualche misura, ancora di più che alla maggioranza.
Chi ha la risorsa governo, ha il vincolo di operare nel campo del reale, deve far conto delle incertezze e delle contraddizioni del mondo qual è.
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