L’azzardo di Chirac

aprile 23, 2004


Pubblicato In: Giornali, Panorama


L’Europa rischia di coabitare con il terrorismo

Le date hanno, nella vicenda irachena, una particolare importanza. Quella del 30 Giugno, innanzitutto: secondo il piano americano, quel giorno il potere dovrebbe passare a un Governo provvisorio iracheno. Per l’Ulivo (fino ad oggi), e per gli spagnoli (fino a ieri) è diventato il termine tassativo entro il quale, o il comando politico (per i più intransigenti, anche militare) delle operazioni sarà passato all’ONU, o le truppe dovranno essere ritirate.

Indipendentemente da ogni considerazione politica, si tratta di un errore di tecnica negoziale da matita blu. Se, tra due parti in lizza, c’è un fatto che per una è difficile e costoso realizzare e per l’altra è facile ostacolare, quanto più si dà valore a quel fatto, tanto più si consegna un incentivo nelle mani di chi può impedirlo. Italia e Spagna non dispongono di quasi nessun mezzo per aumentare la probabilità che l’evento desiderato si realizzi. Ciò che, nelle intenzioni dichiarate, doveva servire a mettere in un angolo gli USA, nei fatti finisce per mettere in un angolo noi stessi, alla mercé dei terroristi.

Prima del 30 c’è il 13, voto per le europee. Anche in Spagna. Se Luis Zapatero non le vincesse, rivelerebbe che il consenso con cui é andato al governo era basato sull’emotività per la strage di Madrid. Per questo rincara la dose, e dichiara che ritirerà le truppe prima del 30. “Ha vinto al Qaeda”: aveva destato scandalo il commento con cui alcuni giornali di destra avevano commentato la sua vittoria. Zapatero si incarica di dimostrare che non avevano poi così torto. E così, tra l’ultimo Aznar e il primo Zapatero, l’Europa si ritrova ad aver perso anche il mito spagnolo.

Il 2 Novembre: questa é la data che conta veramente, quando gli USA sceglieranno il Presidente. Questo é il giorno che aspetta Jacques Chirac, l’uomo che ha in mano la carta decisiva. Più aspetta, più la sua carta aumenta di valore. Se proprio va male, ritroverà un George W. Bush più in difficoltà. Se va bene troverà un John F. Kerry, e otterrà più autorevolezza verso gli USA, più prestigio in Europa, più commesse per le imprese francesi, Total in testa.
Sembra un gioco in cui si vince comunque. Non é proprio così: come tutte le scommesse, anche quella di Chirac ha un rischio. In questo caso, che la situazione precipiti: perché allora addio prestigio, addio Total. E, dico io, addio Europa. Chirac è dunque quello che ha più interesse a che gli americani riescano a non perdere il controllo della situazione. Speriamo che abbia anche buone informazioni. C’é da fidarsi? Di scommesse Chirac ne perse una, e gli toccò “coabitare” con Jospin per 5 anni. Se perde questa, a dover coabitare con il terrorismo saremo noi tutti, e chissà per quanto.

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