→ maggio 21, 2008

da Peccati Capitali
Alla stazione centrale di Milano, in uno dei due giornalai manca sovente il Financial Times. “A noi, mi spiega l’edicolante, ne danno solo due copie. È perché siamo piazzati davanti ai binari dei treni che vanno al Sud, Salerno, Bari: pochissimi lo comperano. All’altra edicola ne danno dieci volte tanto, perché è vicina ai binari che vanno a Venezia, o in Germania,”.
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→ maggio 16, 2008

Intervista a Franco Debenedetti
Ragionamenti rozzi e tesi paracomuniste che alimentano un clima populistico. Non usa mezzi termini Franco Debenedetti, manager di lungo corso, poi parlamentare dell’Ulivo e ora nei board di Cir, Cofide e Piaggio, nel bocciare la proposta della Uè di sforbiciare gli stipendi d’oro dei dirigenti.
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→ maggio 10, 2008

Dopo il 13 aprile
“What is left?”, l’interrogativo che assilla la sinistra da quasi vent’anni, scuote il Pd nelle sue fragili fondamenta. La destra, per Sandro Bondi (Corriere della Sera del 7 maggio), neoministro dei Beni Culturali, è sinonimo di innovazione. Non lo so. Il tasso d’innovazione della politica, nonostante il 13 aprile, è sempre largamente inferiore, specie in Italia, a quello della società che deve interpretare. Ma certamente la destra è sinonimo di cambiamento. Vuole cambiare. E, aspetto paradossale, a volte quello che vuole cambiare lo addossa alla sinistra.
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→ maggio 8, 2008

Intervista a Franco Debenedetti
ROMA — «Una compagine ben equilibrata, con punte di eccellenza». Il Berlusconi IV passa l’esame di Franco Debenedetti, ex senatore diessino, economista liberale.
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→ maggio 7, 2008

da Peccati Capitali
Un vecchio detto classifica i modi per rovinare le propria fortuna, quelli rapidi, quelli piacevoli e quelli definitivi. Ma c’è anche il modo strisciante, quando ci si svaluta tra le mani la moneta in cui sono espressi i nostri guadagni, le nostre spese, i nostri beni liquidi. Evitarlo è il compito della Banca Centrale Europea, che a giugno compirà 10 anni.
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→ aprile 26, 2008

Quando si scrive una lettera, si ha in mente chi la leggerà; quando si scrive un articolo bisogna sapere per chi si scrive. A chi si possono rivolgere oggi i “liberali di sinistra”? Uso questa espressione per indicare gli intellettuali e gli editorialisti che, senza magari neppure considerarsi “di sinistra”, alla sinistra si sono rivolti ritenendo che valesse la pena impegnarsi per sottrarre quell’area politica alla demagogia del “senza se e senza ma”, distoglierla dalle filastrocche consolatrici dell’antiberlusconismo, e farla diventare moderna. Farle che capire che “liberalizzare è di sinistra”, secondo il titolo di un fortunato libro di Alesina e Giavazzi.
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