→ Iscriviti
→  febbraio 1, 2018


Le campagne elettorali, di solito, non godono di buona stampa. Quella in corso, però, qualche merito l’ha pur avuto: in tema Europa, i toni di chi proclamava o di voler uscire dall’euro o di volerne sfidare le regole, si sono attutiti; e in tema di promesse elettorali, è tutta una corsa a dimostrarne la sostenibilità.  Se da un lato alcune idee – che l’uscita dall’euro sarebbe uno schianto, e che le riforme senza “coperture” sarebbero un’agonia – sembrano diventate opinioni acquisite, dall’altro ci sono equivoci che continuano a circolare nei discorsi pre-elettorali.

leggi il resto ›

→  gennaio 16, 2018


In questo clima pre-elettorale, in cui abbondano proposte e programmi che si direbbero fantasiosi se non fosse che suscitano aspettative nei cittadini perché siano realizzate, e timori nei mercati che lo siano davvero, è positivo leggere la proposta firmata da due personaggi di spicco, del governo e del sindacato.

Nella proposta si premette che il deficit non dovrà superare lo 0,9%, e che scaricare i costi delle “riforme” sulla fiscalità generale è “l’equivoco alla base di decenni di irresponsabilità finanziaria”.

leggi il resto ›

→  dicembre 10, 2017


È discutibile se dire che i dati sono il petrolio dell’economia digitale sia una metafora oppure una similitudine: di sicuro induce in errore e potenzialmente fa danni. In errore perché mette sullo stesso piano l’economia dei bit e quella degli atomi, mentre se si vuol capire qualcosa dell’economia digitale, è essenziale iniziare col distinguere tra i due mondi. Fa danni perché vuole indurre i cittadini a pretendere che i loro Stati reclamino delle royalty da questo nuovo petrolio, come se non sapessimo dove son finiti i soldi estratti da quello vecchio, vale a dire a comperare auto di lusso e aerei da caccia per difenderle. Sostenere, come fa Mauro Marè (Web tax, i punti fermi da cui si deve ripartire, Il Sole 24 Ore del 5 dicembre 2017) che “le basi imponibili vanno cercate dove si formano e si trovano e cioè nei dati” e che “la chain value dell’economia digitale è nei dati”, senza analizzare le mutazioni e gli accrescimenti, di natura e di valore, che il dato subisce nell’economia digitale, significa condannarsi a non capire le “enormi trasformazioni” che essa porta con sé. I dati di un IP, in sé di valore pressoché nullo, diventano preziosi se qualcuno te li restituisce come chiave per accedere a miliardi di pagine di libri. I gesti che faccio mentre guido la mia macchina non hanno alcun valore: ma se qualcuno li registra, analizza e immette in una banca dati, questa consentirà il deep learning di un algoritmo, grazie a cui potremo, io (se lo vorrò) usare un’auto a guida autonoma, e un costruttore vendermela.

leggi il resto ›

→  novembre 28, 2017


Misure fiscali per l’economia digitale». Non inganni quel «per»: non sta al posto di «a favore di», e neppure di «riguardo a». Sta per «su», che, come ogni tassa, sappiamo equivalere a «contro». Fin dal titolo, l’emendamento 88.0.1 alla legge di bilancio approvato domenica dalla commissione Bilancio del Senato, con cui viene introdotta quella comunemente chiamata Web-tax, denuncia l’equivoco ideologico da cui nasce, e il modo tortuoso in cui si articola.

leggi il resto ›

→  novembre 15, 2017


La produttività che non cresce; la minaccia della disoccupazione; l’eventualità della stagnazione secolare. L’intelligenza artificiale (AI) acuirà i nostri timori, oppure risolverà i nostri problemi? Logico che questi temi fossero esplicitamente al centro del convegno NBER sull’economia dell’AI tenutosi a Toronto in settembre (a questo indirizzo si possono trovare e scaricare alcuni interventi:http://papers.nber.org/sched/AIf17), accanto ad altri pure ad essi indirettamente collegati, da quelli cognitivi – AI come tecnologia predittiva – a quelli etici – AI e la privacy.

leggi il resto ›

→  ottobre 26, 2017


Avvicinandosi la fine legislatura, l’agenda del Governo diventa vieppiù affollata: termini di legge da rispettareil DEF, la nomina del Governatore della Banca d’Italia-; grandi temi istituzionali da affrontarelegge elettorale, ius soli; ed anche numerosi e corposi dossier sui rapporti con le imprese. A questo riguardo, le posizioni prese dal Governo, tra i provvedimenti varati nel Consiglio dei Ministri del 13 Ottobre 2017 e gli ultimi (?) capitoli della vicenda reti Tim, vengono a definire una vera e propria nuova linea di politica industriale. Una politica che restituisce l’immagine di un Paese interventista, diffidente degli investitori esteri, convinto che sia necessario possedere per controllare, incapace di risolvere i guai delle politiche industriali del passato e incurante di quelli che produrrà quella nuova. Come si può constatare analizzandoli partitim.

leggi il resto ›