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→  aprile 13, 2017


«Concorrenza sleale» è la motivazione con cui il Tribunale di Roma ha vietato l’uso delle piattaforme informatiche su cui si basano i servizi Uber. Questa motivazione fa uscire la vicenda dall’àmbito concettuale in cui il problema era stato trattato. Finora gli attacchi a Uber si erano basati sui vecchi regolamenti: quello per cui una vettura con conducente sarebbe dovuta ritornare nel garage di partenza prima di poter ripartire per un altro cliente; oppure quello che, dato che la licenza è concessa dai comuni i quali stabiliscono anche le modalità di esercizio, sono perciò stesso non modificabili le condizioni in cui la concessione viene esercitata (detto in chiaro: deve essere garantita la quota di monopolio venduta). Si restava nell’àmbito della interpretazione dei regolamenti e della valutazione delle convenienze, dei fornitori e dei clienti. Tutto diverso diventa il discorso se il Tribunale vieta in base a criteri di concorrenza sleale. Questa è associata a condotte quali l’imitazione parassitaria, l’abuso di posizione dominante, lo storno di dipendenti, la violazione di segreti industriali: ma devono esistere nel nostro ordinamento norme che lo consentono, se il Tribunale ha ravvisato nella modalità di esercizio di Uber le fattispecie della concorrenza sleale. (Devono esistere anche norme opposte, se per l’Antitrust sono i taxi a fare concorrenza sleale a Uber). Concorrenza è un termine economico non giuridico: è quindi il legislatore che deve intervenire per definire i limiti in cui essa può esercitarsi. Se illecita è la concorrenza sleale, intollerabile è che venga considerata sleale la concorrenza.

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→  aprile 9, 2017


«You never let a serious crisis go to waste». Se c’è una crisi recente a cui si applica la famosa frase di Rahm Emanuel è proprio quella che ha coinvolto gran parte del sistema bancario italiano e da cui faticosamente cerchiamo di uscire. Certo, molte sono le cause di questa crisi: cause esterne, la lunga crisi dell’economia italiana dopo il 2008, ritardi e manchevolezze delle autorità di regolazione e controllo, nazionali ed europee. Ma di shock esogeni ne possono sempre arrivare altri, ed è proprio quando si presentano inaspettati che si misura la resilienza del sistema. Lo stesso, in qualche misura, può dirsi degli eventuali errori e ritardi nella sorveglianza: l’esigenza di individuare se e perché si sono verificati ritardi, non riduce in nessun modo quella di capire perché le aziende sorvegliate sono incorse in tali disastri.

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→  marzo 17, 2017


Consummatum est. Non si salvano più neppure le apparenze. Era sembrato che, per evitare il referendum per l’abolizione dei voucher, questi restassero per l’improbabile uso domestico e per i lavori intermittenti. Ma ha prevalso la paura che questo non basti, l’ansia di evitare anche la minima possibilità che la Corte di Cassazione lo ritenga non sufficiente ad evitare il ricorso al voto popolare.

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→  marzo 4, 2017


Che intenzioni ha? Una volta erano le mamme a chiederlo alle figliuole, e si riferivano ai loro corteggiatori. Adesso invece tocca agli investitori essere indagati: chi supera determinate soglie di partecipazione in società quotate, dal 5% in su, dovrebbe dichiarare che cosa intende fare nel prossimo futuro, se fermarsi dov’è giunto, oppure procedere nella conquista del controllo.

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→  febbraio 17, 2017


I numeri con cui la Direzione del PD del 13 Febbraio ha approvato la mozione di Matteo Renzi, scrive Lina Palmerini, “raccontano solo in parte quello che si muove nel PD”: è questo che serve a capire quando si voterà e se Renzi resterà segretario. Ma oltre a “quello che si muove nel PD” c’è anche quello che Renzi ha detto nella sua relazione: ed è questo che serve a capire quale sarà il profilo politico del PD che si presenterà al giudizio degli elettori.

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→  febbraio 4, 2017


Quasi tutti gli analisti politici sono critici verso Trump: chi per le sue menzogne inutili e indifendibili, chi per avere dilapidato in 17 giorni quello che l’America si era conquistata in 70 anni di soft power, chi per gli alleati ingiustamente umiliati (Messico) e i nemici spericolatamente corteggiati (Putin). Non così lo storico Niall Ferguson, che invece lo apprezza per la razionalità della sua geopolitica. Una considerazione che va presa molto sul serio: perché mentre in altri campi, dal bando agli immigrati alla guerra di dazi, ci resta la speranza che l’opposizione del suo partito e le reazioni del suo stesso popolo evitino disastri planetari, è difficile bloccare la visione strategica di un presidente.

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