Bersani va dagli industriali, ma parla al PD

giugno 16, 2009


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Mi domando che cosa ha spinto Pierluigi Bersani ad andare a parlare di patrimoniale al convegno dei Giovani di Confindustria a Santa Margherita. Escluso che fosse una risonanza della moda inaugurata da Gheddafi, appuntarsi sul petto qualcosa di simpatico da esibire al padrone di casa: é assodato che Bersani non aveva una cartella delle imposte attaccata con una spilla da balia al bavero della giacca.

Eppure, quando veniva a parlare alle assemblee di Confindustria da Ministro dell’Industria del primo e del secondo Governo Prodi riscuoteva applausi non di circostanza. Il pragmatico esponente del comunismo emiliano agli industriali ha sempre ispirato fiducia, la sua famosa lenzuolata é stata una delle poche cose apprezzate del Prodi 2.

Perché allora questa certo non involontaria provocazione? L’esibizione muscolare non era per il convegno dei confindustriali, ma per il congresso dei democratici, dove Bersani si candiderà a segretario mirando a prendere i voti non solo della sinistra interna, ma anche di quanti hanno toccato con mano che a sinistra del PD c’é il nulla politico. La battuta sulla patrimoniale gli serve a far capire che con lui finisce la vocazione maggioritaria, il progetto del partito autosufficiente, in cui i problemi vengono discussi e risolti all’interno del contenitore. Con lui il PD cercherà di fare il pieno a sinistra, e se per questo si perderanno voti al centro, pazienza, con quelli si farà un’alleanza, il famoso trattino: chi meglio di lui può esserne il garante?

E quanto a Confindustria, perché preoccuparsi? Bersani sa bene che lì i consensi, chi é al Governo, finisce per prenderli sempre.

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