Il parere di Franco Debenedetti durante lo speciale di CNBC sul Def.
Il parere di Franco Debenedetti durante lo speciale di CNBC sul Def.
Parla del Ponte Morandi, il ministro Toninelli in audizione alla Commissione Ambiente della Camera: e questa non è una notizia. Lo è invece che questa è stata l’occasione per adeguarsi a, e rafforzare, con il peso della sua autorevolezza, il nuovo corso di euro-rispetto che tanto successo ha riscosso a Cernobbio. “In questi minuti – ha detto ai deputati – è in corso un incontro a Bruxelles per verificare se si possa derogare al Codice degli Appalti perché si possa fare l’assegnazione immediata senza gara ad un soggetto pubblico come Fincantieri la ricostruzione del ponte”. Altro che il 3%, altro che Tria: al ministero delle Infrastrutture non muove foglia che Europa non voglia. Che lo si sappia e che cali lo spread.
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L’Unione Europea e il sistema bancario tedesco
Franco Debenedetti.
La Germania, scrive Ernesto Galli della Loggia (“La scossa che manca a sinistra” del 30 Agosto) “se ne ride dei richiami di Bruxelles per la violazione del limite del suo attivo commerciale”. Non è così: a differenza delle regole sugli squilibri fiscali (i famosi parametri di Maastricht), quella sugli squilibri macroeconomici è costituita da 14 indicatori: la bilancia dei pagamenti, che non deve superare il 6% del PIL, è solo uno di essi. La Commissione, per valutare se un Paese sia in squilibrio macroeconomico, fa una valutazione complessiva di tutti gli indicatori: non risulta abbia offerto occasioni di ilarità. Altra cosa è sostenere che una politica che favorisse maggiori investimenti interni e aumenti salariali andrebbe a vantaggio di tutti, Germania compresa. Quanto all’altra accusa, di occultare “spudoratamente la situazione fallimentare di un pezzo del suo sistema creditizio”, ci si aspetta che affermazioni di tale potenziale impatto siano suffragate da qualche dato.
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Incivilirli, come vorrebbe Orsina, o cacciarli, come esorta a fare Panebianco? Quello che fanno – e quello che non fanno – non può che portare a un deterioramento della condizione economica del paese: grave, ma insufficiente a cacciarli e incapace di incivilirli. Quello che inevitabilmente farebbero per nascondere il loro fallimento, questo sì che sarebbe veramente terribile. E poiché può accadere molto presto, non resta che cacciarli prima che succeda. Il Pd è quello a cui guardano sia Panebianco sia Orsina: chiami a raccolta quanti, con la loro inventiva e il loro lavoro, tengono ancora in piedi questo paese. Abbandonare senza rimpianti e con intransigenza quanti pensano che i Cinque stelle covino ideali comuni alla sinistra (la teoria della costola-della-sinistra 2.0) è la parte facile; quella difficile è liberarsi dell’antiberlusconismo (e del berlinguerismo di cui è la reincarnazione). Ma se non si incomincia da lì, tutte le geremiadi sull’assenza di un’opposizione sono puro flatus vocis.
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Garantire la sicurezza dei cittadini è compito primario dello Stato: a Genova vi è venuto meno. Il governo deve quindi ricercare le cause, per rimuoverle ed evitare che simili disastri possano ancora accadere, magari altrove; deve accertare le responsabilità e sanzionare le colpe; deve esigere la ristorazione dei danni provocati. Deve farlo rapidamente e credibilmente, perché a Genova è venuta meno la fiducia nello Stato, e già questo è un danno per il Paese.
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„Ruft sich Italien den Ärger in Haus?“, fragt verwundert der italienische Wirtschaftsprofessor Lorenzo Codogno, der an der London School of Economics lehrt. Tatsächlich spricht Italiens Vizepremier und Lega-Chef Matteo Salvini in seinen jüngsten Interviews auch immer über eine bevorstehende Finanzkrise für Italien, angeblich inszeniert von dunklen Kräften, die Italiens Regierung stürzen wollten. „Die Generalprobe für eine wirtschaftliche Attacke hat schon begonnen“, sagte Salvini gerade dem „Corriere della Sera“. Der Florentiner Zeitung „La Nazione“ sagte Salvini: „Sie werden auf jegliche Weise versuchen, das italienische Experiment zu ersticken, mit den Staatsschulden, dem Spread, der Abwertung durch Ratingagenturen, Abmahnungen und Strafen.“
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