→ Iscriviti

Archivio per il Tag »liberalizzazione«

→  novembre 24, 2011


di Milena Gabanelli

Equità, liberalizzazioni e lotta all’evasione fiscale dovrebbero essere i farmaci da prescrivere al malato Italia per uscire dalla crisi. La proposta di tassare l’uso eccessivo del contante si prefigge di ridurre il più possibile l’evasione fiscale rendendola non conveniente mediante una tassa sul prelievo e sul deposito operata dalle banche per conto dello Stato. Ne sarebbero colpiti solo coloro che, in presenza di metodi di pagamento alternativi tracciabili (quali gli assegni, le carte di credito, il bancomat e i bonifici) si ostinerebbero a fare un uso eccessivo del contante creando un costo alla collettività.

Il costo a cui mi riferisco è determinato dai seguenti fattori:
- dall’incapacità dello Stato di farsi pagare le tasse da tutti, che limita la competizione fra operatori a favore di chi evade;
- dal freno che gli studi di settore hanno sulla crescita economica, penalizzando le attività in fase di start-up, oppure in un momento di difficoltà, favorendo invece quelle che hanno fatturati superiori a quanto previsto dagli studi di settore. Un maggior utilizzo della moneta elettronica potrebbe allentare questo freno o addirittura farlo scomparire;
- dal fatto che l’evasione fiscale, resa possibile solo dai pagamenti in contanti, crea una seria diseguaglianza fra i cittadini che percepiscono un reddito da lavoro dipendente e coloro che invece hanno una partita Iva e possono/scelgono di evadere parte dello loro tasse.

Soprattutto l’evasione fiscale nasconde circa il 20% del nostro Prodotto interno lordo che, in quanto sommerso, non va a far parte del rapporto debito/Pil e che ad oggi ammonta al 120%. Con un rapporto così alto, gli investitori sono disposti ad acquistare i nostri titoli di Stato solo a un tasso di interesse pari a più del triplo di quanto pagano gli inglesi o i tedeschi. Fare emergere questo 20% di Pil sommerso ci aiuterebbe a risanare i conti pubblici e renderebbe quindi possibile l’attuazione della riforma fiscale.

In conclusione: nessuna soglia minima alla tracciabilità, poiché anche portandola a 100 euro, la porta rimarrebbe socchiusa ai più furbi, e tassa sull’uso del contante. Questo renderebbe preferibile l’emissione e la richiesta di fattura. Si deve prevedere ovviamente la possibilità di scaricarne una piccola parte dalla dichiarazione dei redditi, come si deve prevedere l’abbassamento dei costi di transazione bancaria. A parte i tangentisti, gli spacciatori, evasori e i criminali, la gente comune non necessita di più di una cinquantina di euro alla settimana, la cui imposta potrebbe anche essere detratta. Insomma i nostri tecnici al governo potrebbero sicuramente disegnare un sistema che oltre ad essere a mio parere più equo e liberista, reintrodurrebbe anche la cultura della legalità.

→  febbraio 15, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Le Poste? Un paradosso. La liberalizzazione dei servizi postali? Un kamasutra. Paradosso le Poste, perché sono una Banca che non può essere privatizzata, dato che fa anche il servizio postale; e sono un servizio che non può essere liberalizzato, dato che raccoglie anche risparmio.
Per fortuna che Bruxelles c’è, e ha decretato che i servizi postali vanno liberalizzati sotto la regia di un’Autorità indipendente, dal governo e dal monopolista. Che fare, dunque?

leggi il resto ›

→  dicembre 14, 2010


Dall’Ufficio relazioni con i media dell’Enel

CARO Direttore, alcune precisazioni sull’articolo di Alessandro Penati di sabato scorso. Enel in Russia non “perde”; al contrario, registra buoni risultati destinati a migliorare. Enel non ha percorso la strada dell’internazionalizzazione per «mania di grandezza». Costretta a ridurre la quota di mercato in Italia per favorire la liberalizzazione, ha dovuto mantenere dimensioni adeguate in un contesto competitivo sempre più globalizzato. Oggi, oltre il 50% del margine operativo lordo (più di 17 miliardi di euro a fine 2010), proviene dalle attività all’estero.

leggi il resto ›

→  febbraio 11, 2009

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

C’é rapporto tra Carlo De Benedetti che lascia gli incarichi operativi nelle aziende che ha creato, e il clima politico seguito alla grande crisi finanziaria? In una prima fase, anni ’70 e ’80, Carlo De Benedetti é stato il simbolo di un capitalismo nuovo per il nostro Paese, trasgressivo verso l’establishment dei salotti buoni e aggressivo nel cogliere le opportunità delle prime liberalizzazioni: chiamato a raddrizzare le Fiat, ne esce dopo 100 giorni sbattendo la porta, salva l’Olivetti, espugna in Francia la Valeo, sfida Craxi sulla Sme e Berlusconi in Mondadori, lancia un’OPA sul Credito Romagnolo, rompe con Omnitel il monopolio Telecom.

leggi il resto ›

→  dicembre 6, 2007

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Mi dà fastidio la radio nei taxi. Mi disturba mentre penso a quello che dovrò fare o dire all’arrivo; o quando rispondo a sms o mail. Sono insofferente della musica di sottofondo, quella che Adorno chiamava commestibile: evito i locali che la servono, massimamente quelli che consumano la musica classica credendo di darsi uno stile e aumentare i prezzi.

leggi il resto ›

→  luglio 15, 2006

sole24ore_logo
Intervento

Basta che si profili l’ipotesi di un’OPA ostile estera su Enel, e subito scatta il piano di “soccorso”. Quello al momento più in voga passa attraverso la fusione ENI-Enel, lo scambio delle rispettive attività nel gas e nella generazione elettrica, per consentire al Governo di vendere la partecipazione che ancora detiene in Enel, mantenendone indirettamente il controllo e, di passaggio, quello in Snam Rete Gas. (Christian Martino e Giuseppe Oddo, Il rischio di OPA apre la strada a ENI-Enel, Il Sole 24 Ore del 4 Luglio).

leggi il resto ›