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Archivio per il Tag »La Scala«

→  ottobre 27, 2023


Al direttore.

Commentando le recenti “Nozze” in scena alla Scala con la storica regia di Strehler, Alberto Mattioli scrive sul Foglio che “se la Scala crede davvero che Mozart, nel 2023, si faccia così allora abbiamo un problema”. Certo che non esistono le “Nozze di Figaro” “giuste” o “corrette”, men che mai “come le voleva Mozart”. Solo gli storici possono (forse) divertirsi a ricostruire i Rigoletti come li voleva Verdi o le Salome come le voleva Strauss: per noi, nove volte su dieci le regie di un Michieletto (tanto per fare un esempio) consentono di scoprire accordi nascosti e attualità insospettate.

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→  maggio 20, 2014


E’stata l’accusa di conflitto di interessi a creare l’affaire Pereira. Senza, sarebbe rimasto una polemica, una delle tante che nascono nel mondo della lirica, e di cui quel mondo vive. Con quell’accusa, una questione manageriale diventa politica, una contestazione al sovrintendente diventa un’accusa al sindaco.

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→  aprile 18, 2014


di Andrea Bosco

Non una bella storia. La Scala ne ha, a dire il vero, vissute di più complicate. Nondimeno la querelle che vede protagonista il sovrintendente in pectore Alexander Pereira sta creando imbarazzo. Secondo Pereira, gli allestimenti da lui acquistati con lettera di intenti a Salisburgo (a oltre un milione di euro) sono per Milano un affare.

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→  aprile 18, 2014


Gelosie e ripicche, sgambetti e vendette, lotte e battaglie nel mondo della lirica ci sono sempre stati: i castrati di Haendel a Londra, Mozart e Salieri a Vienna, Rossini e Mayerbeer a Parigi, la Callas e la Tebaldi a Milano. I nobili sentimenti di eroi ed eroine diventano acuti e colorature di tenori e soprani, finiscono nella partigianeria degli appassionati: è il mondo della lirica. Ma il gran polverone che si è alzato intorno al nuovo sovrintendente della Scala prima ancora che passasse dalla nomina alla delega presenta caratteristiche diverse, quasi che fosse mosso da forze diverse.

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→  giugno 6, 2013


Fu uno schiaffone a cambiargli la vita. Il giovane Alexander aveva una bella voce da basso, e una passione incontenibile per cantare. Ma Pereira padre voleva che il suo figliolo facesse qualcosa di serio nella vita, lo fece assumere all’Olivetti Deutschland, dove allora c’era Franco Tatò. Berlino, Francoforte, calcolatori da vendere di giorno, lezioni di canto nel tempo libero, Con Alexander Pereira, una volta che me lo portarono in ufficio, ci capimmo subito: dopo poco eravamo lì a parlare del Don Carlo. Molto brillante nel salire i gradini della carriera in azienda, lo era un po’ meno nel calcare le tavole del palcoscenico. Finì che una volta, dopo una recita che egli stesso definisce disastrosa, il soprano, incrociandolo davanti a camerino, gli appioppò un sonoro ceffone. “Allora ho capito che il mio mestiere non era cantare, ma far cantare.” La sola parte in cui Pereira continua ad esibirsi, famoso e apprezzato, è quella dello Haushofmeister nella Ariadne auf Naxos di Richard Strauss: che, come è noto, non canta, ma recita. Ma è lui che organizza lo spettacolo.

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