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Archivio per il Tag »Big Data«

→  giugno 24, 2018


La vera concorrenza.

“Per favore, sa indicarmi la strada per la Facoltà di Giurisprudenza?” La giovanetta a cui faccio la domanda, prima mi guarda tra il sorpreso e il diffidente, e poi: “in fondo a questa strada, giri a sinistra….saranno cinque minuti”. Sono a Trento per il Festival dell’Economia, un susseguirsi fitto di incontri, tra auditorium, teatri, università: e avevo dimenticato lo smartphone in albergo. Quest’anno il tema era le nuove tecnologie: non c’è stato uno degli eventi a cui ho assistito, in cui, parlandosi di Big Data, mancasse qualcuno che tirava fuori il solito refrain dei dati che ci vengono presi (sottratti, rubati, scippati….) e venduti. Una fallacia, come questo apologo può dimostrare.

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→  marzo 24, 2018


Proibire raccolta e analisi dei dati è come un attacco alla libertà individuale

La prima volta, nel 1994 con i Progressisti, le elezioni nel Collegio Torino Centro le vinsi con i tradizionali manifesti. Nel1996 con l’Ulivo avevo un avversario temibile: ricordatomi della regola nr. 1 del candidato, mai parlare ai convinti, elaborai una strategia che, non disponendo di un Bannon, mi parve raffinata. Ed ebbi il premio.

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→  luglio 7, 2017


Due secoli fa Sismonde de Sismondi parlava del timore che “le roi d’Angleterre, en tournant constamment une manivelle, fasse produire par des automates tout l’ouvrage d’Angleterre”. Meno di cent’anni dopo fu il timore che i telai meccanici rendessero disoccupati i tessitori; poi che i trattori facessero lo stesso con i contadini; cinquant’anni fa, che il bancomat decimasse gli impiegati di banca allo sportello. Se l’aumento della produttività sia un pericolo per l’occupazione è questione ancora dibattuta tra gli economisti. Altre potrebbero esserne le conseguenze, l’aumento del terziario, la divaricazione tra le dotazioni personali di competenze. Altre le cause: ad esempio se Trump applicasse un aumento del 10% delle tariffe doganali, le aziende americane reagirebbero installando più robot; li comprerebbero in Germania e in Giappone, aumenterebbe il deficit commerciale degli USA che i dazi avrebbero dovuto ridurre.

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→  marzo 1, 2013


by James Harkin

In 2009, engineers at Google claimed they could predict the progress of flu epidemics simply by looking at the words people were typing into their browsers. The idea was both plausible and ingenious; since Google services 3bn search queries every day, the company is quite capable of tracking how often people are asking about flu symptoms or medicine.
Crucially, however, the algorithm for crunching all this information didn’t depend on hunting for obvious flu-related words or phrases. All it needed to do was to work out a correlation – a statistical relationship between previous outbreaks of flu and the search terms being entered at the time. For the engineers at Google Flu Trends these findings, published in the scientific journal Nature, represented a Eureka moment. In a future epidemic, they reckoned, they would be able to chart the spread of the virus as it was happening – and much faster than the medical authorities.

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