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→  dicembre 11, 2018


di Ferruccio De Bortoli

La nostalgia del pubblico padrone e salvatore (Alitalia, ma anche Enel-Open Fiber)fa il paio con l’incapacità governativa di seguire le catene di valore (taglio degli incentivi 4.0). Ma la piccola industria, unico soggetto di cui i gialloverdi si sentono alfieri, ora si ribella. Teme l’oblio e gli appetiti esteri, che userebbero i nostri guai per comprare a prezzi di saldo

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  dicembre 9, 2018


Al direttore.

Giovedì sera Marco Travaglio, dalla posizione sovrastante di cui gode a “Otto e Mezzo”, pontificava con tono perentorio sull’inutilità della Tav – “passerà solo qualche treno merci semivuoto” – e quindi ne sanciva le definitiva cancellazione. Mi ha fatto tornare in mente le riunioni a Torino con Sergio Pininfarina senior, a quel tempo presidente della Trieste-Lione. Era il 1994, e anche allora c’era una vivace opposizione all’Alta velocità: sarà solo un treno per i ricchi, dicevano. Fu solo cambiando il progetto in “Alta velocità Alta capacità” che si riuscì a superare l’ostacolo: con un aumento di costo, dovendosi ridurre la livelletta e costruire svincoli, quali si vedono percorrendo in auto la Torino-Milano. Ma l’opera è stata fatta, e ha totalmente cambiato l’economia del paese e le possibilità – di lavoro e di svago – degli italiani in modi che, credo, neppure il suo artefice Lorenzo Necci poteva immaginare. Dà da pensare sentire qualcuno che, dall’alto del suo scranno, spaccia per comune buon senso l’angustia della propria visione.


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  dicembre 1, 2018


Risposta ad articolo (infra) di Stefano Pileri

Lo standard Openfiber, dice il suo sito, è GPON 2,5GB download al distributore; questo è nell’edificio o fuori (in casi particolari al piano) con splitting (in area urbana) di 1/64, per cui, quando tutti li usano, ciascuno può contare su 40MB; nelle aree rurali poi la fibra si ferma anche a 40 metri dalle abitazioni. E la chiamano FTTH. Invece VDSL dà fino a 350 MB per ogni cliente, dentro il suo alloggio, senza scavare cunicoli né rompere muri. Concordo sull’importanza di disporre di una rete capillare, moderna e flessibile: ma la nazionalizzazione dell’infrastruttura esistente non è lo strumento per averla.
Franco Debenedetti

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  novembre 29, 2018


“Occorre evitare l’idea, puramente speculativa e cinica, di vendere a pezzi TIM: i servizi, senza la rete, renderebbero TIM sempre più soggetta alle incursioni degli OTT.” Sono rimasto molto sorpreso nel leggere questo appello: io lo condivido pienamente, chi lo firma sono sette illustri professionisti, sette manager che hanno ricoperto ruoli apicali nell’ex- monopolista Telecom – e prima -, con i quali ebbi, proprio su questo giornale, contrasti assai vivaci negli anni della sua privatizzazione – e dopo. Vi vedo la conferma che, nella decisione sull’assetto strutturale della rete a banda ultra larga, sono in gioco principi che vanno oltre lo specifico della materia in questione, e che vanno considerati, perché toccano gli interessi generali del Paese.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  novembre 27, 2018


Libertà dei mercati, in cui le lobby non la facciano da padroni; mobilità del lavoro e, invece della protezione ad infinitum di imprese decotte, spostamento di risorse da settori e imprese meno produttivi a quelli più produttivi; premi al merito per favorire la mobilità sociale; una tassazione che non penalizzi chi lavora; blocco dei trasferimenti a pioggia a questa o quella categoria che riesce ad alzare la voce più di altre. Dieci anni fa era alla sinistra che bisognava insegnare che liberalizzare fa bene all’economia, e non solo. “Il liberismo è di sinistra”, il libro di Alesina e Giavazzi del 2007, voleva dimostrare che le ricette liberali sono coerenti con i principi cardine della sinistra, anzi sono i soli che li possono inverare.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 19, 2018

Italy is, according to David Folkerts-Laundau (“Europe must cut a grand bargain with Italy”, FT November 13, 2018), a “frugal country”: and not because of its private savings, but because of its legacy debt predating the euro, and of its long history of primary budget surplus. Is it really?

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Pubblicato In: Giornali