Il caso Giambologna

novembre 20, 1999


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Non nascono da un improvviso interesse per le arti figurative le appassionate discussioni sul crocefisso del Giambologna: favorevoli e contrari, tutta la città ha ritrovato di fronte a sé il sindaco, e con lui ha discusso delle sue scelte. Così non è per altre questioni. Ne cito tre: íl Museo Egizio, lo Stadio delle Alpi, le aziende munìcipalizzate. Questioni di cui si discute solo in consiglio comunale: e su cui nulla si decide. Torino da vent’anni aspetta di ritrovare l’autorevolezza e il dinamismo del protagonista, chiede al sindaco del maggioritario di dargli questa prospettiva: e lamentano di ave re un sindaco che non c’è.

Ci sono questioni di tale rilievo che, a fornirvi adeguata risposta, non basta il rinvio alla onesta, puntuale esecuzione del programma a suo tempo presentato agli elettori; neppure all’innegabile successo di avere attirato a Torino Olimpiadi e Motorola. Perché a ben vedere anche su Olimpiadi e Motorola la città attende di vederle trasformate in occasioni da usare in chiave strategica per cambiare il volto e l’anima di Torino.
Veniamo alle tre questioni. Si discute sulla sistemazione da dare al Museo Egizio: qual è la proposta del sindaco? Stadio delle Alpi: tra consiglio comunale e club si palleggia da più di due anni. Aziende municipalizzate: la città sede della più grande industria privata sarà verosimilmente l’ultima a deliberare l’inizio di un’eventuale privatizzazione.
E invece la seconda collezione al mondo di testimonianze di una civiltà che affascina l’occidente da 2000 anni ha in sé la potenzialità per farne uno straordinario punto di attrazione. I grandi club di calcio sono oggi imprese che producono spettacoli, stadi e strutture annesse sono l’equivalente dei teatri di posa per una major del cinema. L’aeroporto, l’acquedotto, l’azienda elettrica: per dimensioni aziendali non possiamo essere i più grandi, possiamo ancora essere i più dinamici nell’attirare nuovi investitori che portino aria e idee nuove.
Con le Olimpiadi si è aperto un nuovo capitolo. Sono passati mesi, lo statuto del Comitato Organizzatore non è ancora approvato: e si discute di nomine. Questa è un’occasione unica di trasformazione strutturale di Torino, come dimostrano le esperienze di altre città: non basta serietà sabauda, ci vuole visione risorgimentale. Al sindaco si chiede di essere protagonista nel creare l’ambiente per cui più cittadini di Torino si facciano imprenditori, e più imprenditori si facciano cittadini di Torino.
Certo, ci sono i problemi di una maggioranza composita: ma questi sono la conseguenza di scelte e di rapporti politici di cui è responsabile il sindaco eletto direttamente. Nessuno ricorderà i nomi di qualche riottoso consigliere, per i torinesi questi otto anni saranno stati gli anni di Castellani.

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