Distruggere l’oppio aiuta i talebani

luglio 13, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

Il traffico di oppio arricchisce i Talebani; quindi combattere l’oppio equivale a combattere i terroristi. Sembra ovvio, ma non è così, anzi è vero il contrario: lo dimostra uno studio di Mark Kleiman del Center for International Cooperation. La ragione sta nell’elasticità del consumo di eroina al prezzo, e nella legge della domanda e dell’offerta: dunque in meccanismi di mercato.

Il consumo di eroina, rigido per la dipendenza di chi ne fa uso, è poco sensibile al costo della materia prima, dato che il prezzo finale è costituito quasi tutto dai margini dei distributori. L’alleanza ha promosso una politica volta a sradicare la coltivazione del papavero: ma proprio il relativo successo di questa iniziativa – in 27 su 34 province non lo si coltiva più – ha aumentato il potere di monopolio dei talebani nelle zone che controllano. Risultato: piccole riduzioni di quantità esportate più che compensate da un notevole aumento di prezzo. Non solo: sono state le sovvenzioni del Governo a indurre i contadini a impiantare altre coltivazioni. E i signori della guerra esigono dai contadini il pizzo sulle sovvenzioni. Così i soldi dei governi sostituiscono quelli dei mercanti d’oppio: sempre soldi sono, uguali sono le armi che con quelli si possono comperare.

Chiamatela eterogenesi dei fini, oppure legge delle conseguenze inintenzionali, la morale è sempre la solita: il governo propone, ma il mercato dispone. La sicurezza di conoscere i meccanismi che collegano cause ed effetti, la convinzione che esiti benefici debbano per forza premiare progetti virtuosi, sono il peccato capitale di chi detiene il potere.

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