Sanzioni per garantire gli utenti
A differenza degli scioperi “normali”, in cui i lavoratori cercano di ottenere miglioramenti facendo sopportare all’azienda un danno economico, gli scioperi nei servizi pubblici sono rivolti contro i clienti dell’azienda. Questa, essendo un monopolio, non perde clienti; e neppure ricavi, che derivano in massima parte da abbonamenti; anzi ci guadagna, come negli scioperi che hanno paralizzato Milano, risparmiando carburante e usura dei mezzi.
A differenza degli scioperi “normali” la perdita inflitta agli utenti é clamorosamente squilibrata rispetto al sacrificio sopportato dai lavoratori: nel blocco senza preavviso dei trasporti, 60 milioni di € pagati da milanesi e pendolari, 45 milioni di € il valore di ciò per cui si é scioperato, l’aumento per tutti i dipendenti per due anni. All’ENAV (sciopero di martedì a Milano) un controllore di volo può bloccare cento piloti: una rendita di posizione su cui campa una dozzina di sigle sindacali che si scavalcano in rivendicazioni per le quali si esita a usare la parola, carica di storia e di sacrifici, di “sciopero”.
Gli scioperi nei servizi pubblici sono rivolti contro gli utenti in quanto titolari di un potere, la scheda elettorale: sono dunque tutti scioperi politici. L’utente se la prenderà con chi blocca tram e metropolitana, o con l’amministrazione che non obbliga l’azienda a chiudere il contratto? Per decidere, il cittadino-utente dovrebbe informarsi: saprebbe così che in ATM ci sono due mercati del lavoro, i “vecchi” a 1800€ per 15 mensilità e 25 ore settimanali, e i giovani con contratto di formazione e lavoro a 800€; che all’ENAV (anche 60.000 € l’anno per qualche ora di lavoro al giorno) si arriva a scioperare 150 volte l’anno, a volte per chiedere trasferimenti. Ma perché il cittadino-utente oltre al danno che subisce, dovrebbe anche sopportare il costo per procurarsi le informazioni? Così la rabbia finisce per cedere alla rassegnazione; con gli anni anche i blocchi della Milano Laghi (o delle stazioni o di Malpensa) dei cassintegrati “storici” di Arese diventano una calamità naturale.
E questo non é bene. Per questa ragione, là dove con lo sciopero si viola una legge, come a Milano il 1 Dicembre, come 4 volte quest’anno ad Arese, si dovrebbero applicare le sanzioni di legge. Non contro gli scioperanti, quale deterrente o men che mai punizione: ma per i cittadini utenti, come assicurazione che il confine entro cui si svolge la lotta é presidiato.
A chiederlo, a ben vedere, dovrebbero essere proprio i sindacati nazionali: regolarmente scavalcati, in queste forme di protesta, dalle tante sigle autonome. E che sanno bene come la fuga verso l’illegalità li condannerebbe al suicidio.
dicembre 12, 2003