→ luglio 9, 1995

Il Tesoro vendendo la seconda tranche dell’Imi, ne ha ceduto il controllo a San Paolo, Cariplo e Monte dei Paschi. Si delinea così un superpolo bancario le cui forze potrebbero rendere meno univoco il sistema del credito. Però la maggioranza di tutte e tre le banche appartiene alle rispettive Fondazioni, i cui vertici sono nominati su indicazioni del potere politico. La ‘privatizzazione’ dell’Imi si riduce quindi di fatto a una sua pubblicizzazione: di qui i giudizi fortemente critici di molti commentatori. Restano però le domande: si poteva fare diversamente? che cosa si può fare per il futuro? che cosa nell’immediato?
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→ luglio 1, 1995

Ha ragione Mario Deaglio: “Una gran parte del paese le privatizzazioni proprio non le vuole». Non si spiegherebbe altrimenti perché la legge che istituisce le Autorità di settore (condizione che le legge impone per poter procedere) passata dal Senato alla Camera, ivi pesantemente modificata, avanzi a fatica tra emendamenti e sospensioni. Ormai è evidente che le date previste dal governo per l’inizio della privatizzazione di Stet ed Enel non potranno essere mantenute. «Privatizzazioni ultima disfatta»: se ne lamenta il ministro Masera, durante il dibattito sul documento di programmazione economico finananziaria per il prossimo triennio.
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→ giugno 29, 1995

Sul tema privatizzazioni-liberalizzazioni, Enel, Stet, Authority abbiamo da un lato un’imponente mole di contributi, di proposte, tecniche e politiche, dall’altro un governo che continua imperterrito per la sua strada: le aziende di pubblica utilità devono essere privatizzate così come sono, la liberalizzazione dei relativi servizi è problema cui altri dovranno provvedere. Col che si pone un serio problema alla maggioranza che sostiene il governo Dini: essa sostiene sì la politica di bilancio, di cui le privatizzazioni sono parte fondamentale; ma la stessa maggioranza si è espressa in modo non equivocabile in favore di una liberalizzazione che proceda almeno contestualmente alle privatizzazioni (ad esempio con la mozione Salvi del 16 Marzo).
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→ giugno 18, 1995

La proposta di Ricardo Levi (‘Da aquila selvaggia un’idea per la Stet’, sul Messaggero), induce a riflettere sui lenti e tortuosi passaggi attraverso cui questo paese si sta abituando all’idea di mercato e di concorrenza. Non sono passati molti anni da quando il ministro Guarino proponeva di privatizzare vendendo azioni di Iri e di Eni; solo pochi anni fa l’idea che lo Stato (o i Comuni) potessero scendere sotto la fatidica soglia del 51 per cento era considerata eresia. Scegliamo il mercato per necessità: quando l’Iri è vicina alla bancarotta, quando abbiamo difficoltà a sottoscrivere il debito pubblico.
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→ giugno 15, 1995

I referendum hanno punito errori tattici e strategici della sinistra. Tattici per aver proposto un confronto in condizioni prevedibili e di cui è quindi inutile lamentarsi. Strategici per avere confusamente sovrapposto due problemi reali, (la concentrazione industriale e il conflitto di interesse), impropriamente usandoli per cercar di battere un avversario politico. Errori nati da un’enfatizzazione eccessiva del potere del mezzo televisivo sull’autonomia di giudizio dell’elettorato,che ha invece risposto con chirurgica precisione ai quesiti referendari. Di tutto ciò Massimo D’Alema sembra essere perfettamente cosciente, e si spera che ad analoghe riflessioni siano indotti gli estremisti, di sinistra e di centro.
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→ giugno 11, 1995

La Stet investirà 12 mila Mld da qui al 1998 per collegare con il cavo 10 milioni di abitazioni; finanzierà l’investimento senza ricorrere ad aumento di capitale; si propone in tal modo di entrare nel mercato del multimediale. Le affermazioni di Ernesto Pascale, all’assemblea Stet, meritano qualche commento.
Come è noto, per trasmettere programmi televisivi ci vogliono cavi diversi dal normale doppino telefonico. Lo sviluppo della tecnologia giustifica l’investimento in una nuova rete, in alternativa a quella telefonica esistente, e in concorrenza dunque con quella del monopolista.
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